Le fogne, in quelli che dovrebbero essere i garage della palazzina E del comprensorio di Bastogi, sulla collinetta di Torrevecchia, nel XIII municipio di Roma, perdono liquame. Da mesi. E’ scoppiata la colonna di scarico, spiegano i residenti. “Ecco, guarda li’. Quelli sono tutti escrementi”, dicono indicando il pavimento, ormai quasi interamente ricoperto da una melma che aumenta a vista d’occhio, e d’orecchio: quelle che prima erano gocce assomigliano sempre piu’ a una cascata.
Ne’ l’odore, che si espande fino agli appartamenti del primo, secondo e anche terzo piano con la primavera e il calore che avanzano, lascia spazio a dubbi. Tra i sei edifici che da decenni aspettano un intervento, vivono quattrocento famiglie, poco meno di 2mila persone. A spanne, perche’ un censimento, qui, non viene fatto da anni.
E’ il piu’ grande residence per l’emergenza abitativa della Capitale: sei torri sulla collinetta Bastogi di Torrevecchia diventate famose perche’ set dei film “Come un gatto in tangenziale” 1 e 2 con Paola Cortellesi e Antonio Albanese, sono state acquisite dal Comune nel 1989 per dare una casa alle persone in emergenza abitativa. “Doveva essere una sistemazione temporanea. Di sei mesi, al massimo un anno. Sono qui da allora”, racconta Paolo Stinga mentre mostra le colonne esterne delle palazzine. Erose. “Io faccio il carpentiere. E secondo me qui prima o poi crolla qualcosa”.
A Bastogi convivono regolari assegnatari e occupanti abusivi decennali che raccontano di essersi autodenunciati da anni. Tutte le sei palazzine presentano grossi problemi di manutenzione esterna e interna, a vista d’occhio: colonne erose, vetri rotti. In parecchi appartamenti della palazzina E ci sono infiltrazioni di acqua e muffa. A volte dipende dai vicini, che spiegano regolarmente di non avere i soldi per la riparazione. A volte dai tubi condominiali.
Su 550 appartamenti ci sono 550 bombole del gas, “una situazione potenzialmente esplosiva”, racconta Alessandro, un residente. La gestione dell’ex residence per le emergenze abitative spetta dal 1989 al Comune. Dall’assessorato al Patrimonio e alle Politiche Abitative di Roma Capitale guidato da Tobia Zevi assicurano che interverranno a breve aspirando i liquami.