Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, e Francesco fin dal loro insediamento sul soglio di Pietro hanno inteso il Natale in modo molto tradizionale. Karol Wojtyla inaugurò la tradizione di andare a far visita al presepe dei netturbini a Porta Cavalleggeri.
Il Pontefice era un appassionato di quella rappresentazione della Natività: si ricordava tutti i particolari, quello che c’era e quello che non c’era. Ideato e realizzato nel 1972 da Giuseppe Ianni, netturbino AMA, con la preziosa collaborazione del collega Dandolo Foglietta, il Presepe dei Netturbini rimane uno degli appuntamenti più attesi del Santo Natale a Roma, e Ianni ogni anno lo arricchisce di novità.
Giovanni Paolo II probabilmente è stato il Papa che ha maggiormente difendo la Natività, convinto che là affondassero le radici del Vecchio Continente: nella Cristianità, in un ‘Europa che già negli anni ‘80 era in preda a una forma precoce di secolarismo. “Dobbiamo meditare attentamente sul perché Gesù si è incarnato – amava dire- è importante che ciò sia sempre presente al nostro spirito se vogliamo che il Natale non si riduca a festa solamente sentimentale o consumistica, ricca di regali e di auguri, ma povera di autentica fede cristiana
In realtà, Giovanni Paolo II avrebbe voluto che il suo Natale fosse davvero unico: con un viaggio in Terra Santa. Una cosa che però fu possibile solo a marzo del Duemila per il Grande Giubileo. Un pellegrinaggio pensato per ripercorrere vita, morte e Resurrezione di Gesù, un pellegrinaggio durante il quale il Pontefice chiese perdono per gli errori della Chiesa.
Benedetto XVI non amava celebrazioni sfarzose per il Natale, amava riunirsi col fratello, e dal punto di vista teologico rimarcava un aspetto fondamentale: “L’evento di Betlemme deve essere considerato alla luce del Mistero Pasquale: l’uno e l’altro sono parte dell’unica opera redentrice di Cristo. L’Incarnazione e la nascita di Gesù ci invitano già ad indirizzare lo sguardo verso la sua morte e la sua risurrezione: Natale e Pasqua sono entrambe feste della redenzione. La Pasqua la celebra come vittoria sul peccato e sulla morte”.
Francesco ha invece visto nel Natale un momento per ribadire la propria vicinanza e della Chiesa agli ultimi. Fin da dai primi Natali da quando è diventato successore di Pietro ha visitato immigrati, e senza tetto. E’ successo alla Caritas, nelle case d’accoglienza, al Dispensario Santa Marta che dà aiuti ai bambini più disagiati: “I pastori sono stati i ‘primi’a vedere Gesù perché erano tra gli ultimi, gli emarginati”, ribadì durante la sua prima messa di Natale.