NCC, chi in piazza e chi no: categoria spaccata sull’approccio con il Governo

Mentre FAI e altre sigle rivendicano con orgoglio la propria presenza di ieri in piazza, l’Anitrav, con Aloisi, spiega a Radiocolonna le ragioni dell’assenza

Non è stata una manifestazione unitaria e di massa quella che, ieri mattina, ha portato alcuni autisti NCC a manifestare a Piazza del Popolo contro la gestione della crisi del governo Conte bis. Perché i movimenti e le sigle che rappresentano i lavoratori del trasporto pubblico non di linea – ieri accompagnati in piazza anche dagli operatori dei bus turistici – sono spaccate in due: c’è chi crede che l’unico modo per farsi sentire sia scendere in piazza e chi è convinto che il dialogo con il decisore politico sia prioritario. Così, da un lato, Fai, Federnoleggio-Confesercenti, FederNCC-Confcommercio Roma e altre sigle si sono date appuntamento a Roma per chiedere contributi a fondo perduto, stop alla tassazione, prolungamento degli ammortizzatori sociali e l’incentivo alla mobilità turistica. Dall’altro, sigle come Anitrav hanno scelto la via del dialogo con il governo. Tattica, questa, che – a loro avviso – non poteva prevedere la presenza in piazza.

“In piazza ieri c’erano quattro gatti – racconta a Radiocolonna Giulio Aloisi di Anitrav – noi non abbiamo aderito perché chi è sceso a manifestare chiede cose irraggiungibili, mentre i nostri emendamenti sono già in discussione e c’è l’eventualità che possano essere approvati. Emendamenti che fanno l’interesse di tutto il settore del trasporto pubblico non di linea, non solo degli NCC ma anche dei taxi. Quindi non ha senso manifestare nel momento in cui si dialoga con il governo. Certo, se poi questi emendamenti a difesa della categoria non dovessero passare, siamo pronti a scendere in piazza per una grande manifestazione. Ma questo non è il momento”

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