Non è andato giù ad alcuni rappresentanti del mondo NCC un post scritto da Uritaxi.
Il famoso sindacato di tassisti, qualche giorno fa ha diramato un comunicato battagliero in cui annunciava un’imminente lotta per la rivendicazione dei diritti dei tassisti, vista l’impossibilità di “fare i legislatori” con un governo che i tassisti ritengono inaffidabile.
“I decreti attuativi, così come il Dpcm sulle piattaforme, devono essere oggetto di scrittura del Governo e non frutto della pia e recidiva illusione di poterli scrivere noi, partecipando ad un tavolo a cui parteciperanno, senza esser fisicamente presenti, anche le ben più “convincenti” multinazionali – spiega Uritaxi – A questo tavolo, il decisore politico ha più volte fatto trapelare di non voler mettersi dalla parte della legalità, dei lavoratori e delle loro strutture economiche. Se questi decreti saranno l’iniqua risposta ai desiderata delle multinazionali straniere, gli strumenti più decisi della lotta rivendicativa dovranno essere la risposta di tutti i tassisti italiani e delle loro rappresentanze sindacali”.
A questo post hanno reagito duramente vari NCC, tra cui Giulio Aloisi di Anitrav-NCC, che ha mostrato sgomento di fronte a una parte del post in cui il sindacato di tassisti si è definito “legislatore”. Per dovere di completezza, riportiamo per intero il passaggio contestato:
“Sono stati fondamentalmente quattro i momenti salienti del settore taxi nell’ultimo quindicennio. Li possiamo suddividere in due differenti tappe di politica sindacale: i tentativi di destrutturazione di Bersani e Monti, a cui rispondemmo con logiche di lotta rivendicativa, dove il legislatore si pose secondo un “così ho deciso!”, ed i tassisti italiani scesero in lotta per poi spingere le loro rappresentanze sindacali a detonare quelle bombe; le novelle introdotte dal Governo Berlusconi col famoso art. 29 co. 1-quater e dal Governo penta-leghista Conte con la legge 12/2019, dove abbiamo assunto il ruolo dei legislatori secondo logiche di tipo concertativo. Il paradosso di questi momenti caldi del settore, è che alla fine abbiamo ottenuto molto di più quando siamo scesi in lotta, che non quando ci siamo seduti al tavolo (truccato) della politica. Nel caso del 29 co. 1-quater, fummo addirittura legislatore “monocratico”, cioè senza aver il bisogno di concertare niente con nessuno, ma la norma non ha mai trovato effettiva applicazione da parte del contesto politico-amministrativo. Nel caso della l. 12/2019, dove la concertazione con altri interessi (n.c.c. e multinazionali) è stata effettiva, le uniche parti della nuova normativa che hanno trovato applicazione sono state quelle riconducibili agli n.c.c. (territorialità divenuta da comunale a provinciale, foglio di servizio multiplo, deroghe temporali alla normativa) e alle multinazionali (rimesse multiple), ma niente di ciò che serviva a tutto il comparto per combattere i fenomeni di abusivismo (cosa che interessava particolarmente al settore taxi) ha trovato applicazione.”
“Sono rimasto sconcertato dal fatto che i tassisti si ergano da legislatori, il che fa temere che sulle leggi che regolamentano il settore non sia la politica a legiferare ma le lobby – spiega Aloisi a Radiocolonna – una dinamica pericolosa per la democrazia. Ancor più sconcertante è che dicono di essere stati legislatori per una questione che non riguardava i tassisti ma gli NCC”.
Aloisi, infine, chiede al Governo di tutelare il diritto al lavoro anche degli NCC.
“Tra di noi ci sono 50mila persone che in questo momento di crisi rischiano il posto di lavoro – conclude Aloisi – e che non possono accettare che le normative che li riguardano vengano decise non da la politica ma da una lobby”