“I più anziani se ne vanno, i giovani aspettano ad entrare”. Pierluigi Bartoletti, vicesegretario della Fimmg, i medici di famiglia, delinea un quadro a dir poco preoccupante per il settore. Nei prossimi mesi andranno via non meno del 12% degli iscritti alla Federazione nel Lazio, circa 300 medici. In sostanza la sanità territoriale a Roma come in tutta la regione stenta a decollare.
In tanti vogliono lasciare a 62 anni
E’ una categoria che ha sentito tutto il peso della pandemia, quella dei medici. E le cifre sui pensionamenti sono riferiti a coloro che devono lasciare il lavoro per limiti di età, dunque chi ha tra i 68 e i 70 anni. Ma sta aumentando il numero di coloro che, anche se hanno 62 anni, sta pensando di lasciare la professione.
Carichi di lavoro eccessivi per i medici di famiglia
“Bisogna tenere alta la motivazione – dice Bartoletti – C’è troppo stress, i carichi di lavoro sono eccessivi a fronte di uno stipendio non certo esaltante. E poi oramai i medici di famiglia sono costretti a tutti una serie di adempimenti che non hanno nulla a che fare con la professione medica”.
No agli infermieri
Dunque una situazione di sofferenza, a Roma, come in tutto il Lazio. E le soluzioni che escono che dal cilindro di qualche politico, non piacciono si medici.“È inconcepibile che si tenti di mettere in contrapposizione due professioni con competenze diverse e sinergiche, che devono collaborare, non essere l’una l’alternativa dell’altra”. Lo ha detto il presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, Filippo Anelli, commenta le parole attribuite alla vicepresidente e assessore al welfare della Lombardia Letizia Moratti. L’assessora intervenendo ieri al convegno Sidmi (Società italiana per la direzione e il management delle professioni infermieristiche), aveva parlato di affidare agli infermieri un ruolo di “supporto e supplenza per affrontare la carenza di medici di medicina generale. Una proposta che viene rifiutata anche da Bartoletti.
Non è un problema solo di Roma e del Lazio
E’ un problema solo del Lazio? No, ce lo dice lo stesso Bartoletti. Secondo l’assessore regionale alla Sanità re Alessio D’Amato è “una questione nazionale “perché negli anni, purtroppo, le borse di specializzazione a livello nazionale sono state inferiori alle effettive disponibilità”