La Procura di Roma accende un faro sulla vicenda della ragazza di 28 anni, positiva, Non vaccinata e morta dopo avere dato alla luce un bambino, nato prematuro e attualmente ricoverato nel reparto di neonatologia del policlinico Umberto I. La giovane e’ deceduta a causa di una polmonite interstiziale il 20 gennaio scorso. A piazzale Clodio e’ stato formalmente aperto un fascicolo di indagine in cui si ipotizza il reato di omicidio colposo. Al momento si procede contro ignoti ma gli inquirenti disporranno una serie di accertamenti per ricostruire quanto avvenuto.
A dare impulso all’attivita’ dei magistrati anche una denuncia depositata agli uffici primi atti dai genitori della ragazza. I due sono stati avvisati della morte della figlia, secondo quanto si legge nella denuncia, solo il giorno dopo e con una telefonata. Nel documento all’attenzione dei sostituti procuratori vengono illustrate le ultime, drammatiche, settimane di vita della ragazza. I primi sintomi legati all’infezione risalgono al 27 dicembre. La giovane, in base sempre a quanto emerge dalla denuncia, Non si era sottoposta al vaccino su consiglio della ginecologa che le ha “prospettato una serie di rischi per la sua gravidanza”. Il quadro di salute della ragazza e’ cominciato a peggiorare nella prima settimana di gennaio. E in quei giorni inizia per la 28enne un vero e proprio calvario: la ragazza, spaventata dalle condizioni di salute, il 3 gennaio si reca prima al policlinico Gemelli e poi all’Umberto I per farsi visitare. C’e’ da attendere ore e quindi decide insieme al suo compagno, anch’egli Non vaccinato, di tornare a casa. Due giorni dopo, con la febbre che Non accenna a diminuire e la tosse sempre piu’ insistente, decide di chiamare il 118.
In quel caso, secondo quanto si legge nella denuncia, la ragazza viene visitata in giardino. Gli operatori sanitari fanno sedere la gestante “su una sedia, assolutamente incuranti Non solo del fatto di esporre una paziente nelle sue condizioni ad una temperatura prossima allo zero – e’ detto nella denuncia – (per tutto il tempo del loro intervento), ma oltretutto indifferenti rispetto al fatto di avere a che fare con un soggetto Covid positivo, con febbre elevata, tosse e difficolta’ respiratoria”. Il 7 gennaio il ricovero all’Umberto I. Le condizioni cliniche della donna, spiegano dall’ospedale romano, “dimostravano una grave insufficienza respiratoria tanto da essere subito ricoverata in reparto Covid e sottoposta a terapia con casco con il 100% di ossigeno”. Il quadro si e’ poi aggravato tanto da richiedere il trasferimento in area sub-intensiva a gestione rianimatoria. Il monitoraggio continuo, eseguito dai ginecologi, Non dimostrava condizioni patologiche fetali.
Ma il 13 gennaio, quando si e’ registrato un repentino e drastico aggravamento delle condizioni della donna, si e’ deciso di sottoporla a parto cesareo d’urgenza e al successivo trasferimento in Terapia Intensiva Covid per essere ventilata meccanicamente. Il bambino nato il 13 gennaio di 1,8 kg e’ stato ricoverato in terapia Intensiva neonatale e dopo una iniziale difficolta’ respiratoria le sue condizioni sono, fortunatamente, migliorate.