Pena ridotta a 24 anni di carcere per Antonio Brigida, il 62 enne di Cave che il 7 Maggio 2019 uccise la moglie Carmen Vernica, di 10 anni più giovane, a colpi di pistola. L’uomo, a febbraio, era stato condannato all’ergastolo dalla prima Corte d’assise di Roma.
Questa mattina il collegio difensivo composto da Loredana Mazzenga e da Valerio Spigarelli e il procuratore generale Iolanda Ricchi hanno depositato alla Corte una richiesta di concordato alla pena di 24 anni di carcere, che è stata accolta. Per Brigida, quindi, già in carcere a Rebibbia, la pena diventa definitiva.
“Difesa pienamente soddisfatta perché l’imputato aveva diritto a una pena equa e giusta in quanto la vicenda che lo ha visto protagonista meritava una valutazione diversa rispetto alla sentenza in primo grado”, ha dichiarato all’agenzia Nova l’avvocato Loredana Mazzenga.
Umori diversi dal lato della parte civile, costituito dalla figlia della vittima Alexandra Vernica. “Mi sento particolarmente confusa – ha detto la ragazza -. La sentenza non mi trova d’accordo. Dal punto di vista giudiziario, diciamo che l’ergastolo era giusto. Dal punto di vista umano nulla ripaga il danno fatto”. A sostenerla c’erano gli avvocati Alessandro Pasquazi e Simone Pelliccia. “Con il concordato – ha detto Pasquazi – la difesa ha rinunciato al suo cavallo di battaglia che è stato quello di far passare Brigida come la vittima dei maltrattamenti della moglie” che poi ha ucciso. “Una strategia che aveva intuito, e non accolto, la prima Corte d’assise. La difesa ha rinunciato al vizio di mente e alle presunte provocazioni subite da Brigida. Con questo sistema, da me non condiviso, hanno ottenuto lo sconto di pena”.