In una serie di intercettazioni, passate al vaglio di una perizia disposta dalla corte d’assise di Roma, la versione che Finnegan Elder Lee fornisce a suo padre e al legale americano il 2 agosto dello scorso anno sull’omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega. Per quella vicenda Elder e’ sotto processo assieme all’amico Gabriel Natale Hjort. Un dialogo in cui il giovane californiano ricostruisce le varie fasi di quanto avvenuto il 26 luglio del 2019. “Vediamo due poliziotti che si avvicinano – afferma – di nascosto da dietro e il tizio grosso mi placca, quello piu’ piccolo raggiunge il mio amico”.
Al legale inoltre il ragazzo, replicando ad una domanda inudibile dice, “non hanno mai mostrato nulla, non hanno detto nulla”.
Non si puo’ escludere che l’avvocato facesse riferimento alla placca di riconoscimento in dotazione alle forze dell’ordine. L’imputato ha raccontato al padre anche quanto sarebbe avvenuto dopo il fermo.
“Mi hanno menato di brutto […] alla stazione e mi hanno detto che mi avrebbero dato quarant’anni se non gli davo la password del mio telefono, e quindi, non so se (in qualche modo hanno trovato/hanno fatto in modo di trovare) foto qualcosa contro di me li’ dentro”. Il giovane aggiunge che e” stato buttato a terra, mi hanno dato calci – si legge nella intercettazione – pugni, mi sono saliti sopra, mi hanno sputato addosso”. L’intercettazione, tradotta dall’inglese, prosegue e Elder parla della drammatica colluttazione durante la quale Cerciello viene colpito da una serie di coltellate. “Noi eravamo rivolti verso l’altra direzione – afferma l’americano- e loro stavano, avvicinandosi di soppiatto per arrivare dietro di noi e poi mi sono girato e l’ho visto tipo a un metro da me e poi mi ha placcato”. E ancora: “siamo andati giu’ e lui mi e’ salito sopra e mi ha dato qualche pugno e poi ha iniziato a strangolarmi ed ecco perche’ ho tirato fuori il mio coltello. L’ho accoltellato tipo, due volte nella pancia e quello non ha aiutato molto perche’ sembrava solo restare qui e quindi ho semplicemente continuato a pugnalare e poi una volta che ha smesso, una volta che mi ha lasciato il collo me lo sono buttato via di dosso e son scappato”. Nei colloqui c’e’ anche spazio su considerazioni di altro tipo ed emerge il disprezzo del californiano per la lingua e la cultura italiana. “Non voglio imparare l’italiano, sono cosi’ stanco di sentire l’italiano, lo odio, se mai tornero’ negli Stati Uniti, e la gente mi fa ‘ooh la cultura italiana, la lingua italiana, che bellezza’ io diro’ [quella merda?] e’ disgustoso fa schifo non voglio mai piu’ sentire l’italiano, mai piu’. Ok [inudibile] E’ tutto quello che sento, tutto il giorno. Cazzate”.