Affidate deleghe investigative per il caso di Simonetta Cesaroni, la ragazza uccisa il 7 agosto del ’90 in un ufficio di via Poma. Ricomincia da qui la nuova indagine sul caso che altre volte ha portato al nulla di fatto. Secondo quanto si è appreso gli inquirenti sono partiti con gli accertamenti sulla base di un esposto presentato nelle scorse settimane dai familiari di Simonetta. Dopo le prime verifiche il procedimento è stato rubricato con l’ipotesi di reato di omicidio volontario a carico di ignoti.
A chiedere l’istituzione dell’organismo parlamentare ieri era stato il deputato del Pd, Roberto Morassut. La proposta andrà in approvazione in aprile. Significa che, salvo imprevisti, i lavori inizieranno nel mese di maggio. “E’ uno strumento parlamentare che non sostituisce il ruolo della magistratura inquirente, che può decidere sulla base delle più opportune valutazioni se riaprire o no una certa inchiesta – dice al Messaggero – Ma la Commissione, con le sue prerogative, può contribuire a raccogliere e mettere in fila elementi utili, e trasmetterli alle autorità, su una vicenda che evidentemente va ben oltre il caso di cronaca in sé”.
“Si tratta di un caso irrisolto, un femminicidio che ha inciso sulla memoria popolare e nazionale. In un certo senso è un risvolto dei vari lati sommersi della vita repubblicana. Sulla verità dei fatti nessuno può avere delle tesi e sarebbe assurdo averle. Si è molto insistito per esempio sul carattere ‘territoriale’ del responsabile o dei responsabili dell’omicidio. Forse questo è uno degli aspetti meno illuminati della vicenda. Vedremo il tempo che avremo a disposizione anche in relazione ai pochi mesi residui della legislatura. In ogni caso penso che tutto ciò possa aiutare anon lasciar cadere nell’oblio una vicenda che nonostante il tempo trascorso, può forse ancora essere restituita alla giustizia”. Intanto il nuovo accertamento avviato nelle ultime settimane dalla Procura. Nelle scorse settimane sono stati ascoltati diversi testimoni. A far partire le verifiche è stato quanto dichiarato dall’ex capo della squadra mobile, Antonio Del Greco, che dopo aver pubblicato un romanzo ispirato al delitto Cesaroni ha ricevuto diverse segnalazioni, una in particolare è stata ritenuta molto verosimile, sia per la fonte autorevole sia per i contenuti. Da qui, la comunicazione alla famiglia e l’esposto a piazzale Clodio. La conseguenza è stato l’avvio degli accertamenti che stanno procedendo a fari spenti e nel riserbo assoluto.