“Serena e la sua famiglia hanno diritto di ottenere giustizia e avere finalmente delle risposte per sapere cosa sia accaduto. La ragazza è due volte vittima, di omicidio e di giustizia negata, perché in oltre vent’anni ancora non è stata messa la parola fine a questo terribile delitto. Per questo, ho portato il caso in Europa: la cittadina europea Serena Mollicone e la sua famiglia meritano che questo drammatico caso superi i confini del nostro Paese”. Lo ha affermato Luisa Regimenti, medico legale di parte civile nel processo per la morte di Serena, nel corso della manifestazione che ieri si è svolta ad Arce per ricordare la ragazza uccisa nel 2001 e per reclamare giustizia. All’iniziativa hanno anche partecipato, tra gli altri, giornalisti, magistrati e la Rete europea delle donne, di cui la Regimenti è fondatrice e presidente onorario.
“A Bruxelles – ha proseguito Regimenti – ho organizzato il convegno ‘Io e te siamo pari’, anche per affrontare il tema del delitto di Arce. Nel corso del processo ho portato quegli elementi tecnico-scientifici che ritenevo andassero in una direzione univoca di colpevolezza, ma non sono stati considerati sufficienti dalla Corte d’Assise. Speriamo nell’appello”.
A Bruxelles era intervenuta anche l’avvocato della famiglia Mollicone, Federica Nardoni, che attraverso una ricostruzione scientifica dell’omicidio aveva sottolineato come tutte le prove combaciassero. Una posizione sposata dal pubblico ministero Maria Beatrice Siravo, durante la sua requisitoria al processo, nel corso della quale aveva sottolineato “il ruolo attivo” degli imputati, responsabili a suo dire, “non solo della morte di Serena, ma di non averla soccorsa. Hanno agito – aveva sottolineato – in modo freddo e lucido, disinteressandosi della sua morte”.
“Le centinaia di persone presenti oggi ad Arce – ha concluso Regimenti – dimostrano quanto sia ancora vivo il ricordo di Serena e la volontà di ottenere finalmente giustizia”.