Lucia, la madre di Willy Monteiro Duarte, il padre Armando, la sorella Mirella sono entrate in aula in tribunale a Frosinone: davanti alla Corte d’assise è prevista nel tardo pomeriggio, la lettura della sentenza per l’omicidio del 21enne ucciso a Colleferro il 6 settembre 2020.
Gli imputati sono i fratelli Marco e Gabriele Bianchi, Francesco Belleggia e Mario Pincarelli. Per i primi due due i pm Francesco Brando e Giovanni Taglialatela hanno sollecitato l’ergastolo, per gli altri due imputati, 24 anni di carcere. Tutti e quattro sono presenti in aula.
Dopo una breve replica da parte della difesa dei fratelli Bianchi, la Corte d’assise di Frosinone, alle 9:55, si è riunita in Camera di consiglio. Il presidente Francesco Mancini ha anticipato che il dispositivo non sarà letto prima delle 13:00.
Willy è morto “per la follia lucida del branco” ha detto il sostituto procuratore di Velletri, Francesco Brando durante la requisitoria. Va ricordato che anche Pincarelli è in galera dal 6 settembre 2020, mentre a Belleggia, fin da subito, sono stati concessi i domiciliari. Con la sentenza di oggi, la Corte dovrà decidere se accogliere le richieste formulate dall’accusa, secondo cui i colpi sferrati dai quattro a Willy, fossero finalizzati a ucciderlo, oppure credere alle difese che sostengono la tesi della tragica conseguenza di un atto brutale ma comunque dall’epilogo involontario e che quindi, l’accusa, da omicidio volontario, sarebbe da derubricare a omicidio accidentale.
Inoltre, ogni collegio difensivo, lo studio Pica per i Bianchi, l’avvocato Loredana Mazzenga per Belleggia e l’avvocato Vito Perugini per Mario Pincarelli, nelle loro azioni volte ad allontanare i propri assistiti dalla responsabilità omicidiaria, hanno tentato di dare spessore al concetto dell’oltre “ogni ragionevole dubbio” in presenza del quale nessuno dovrebbe mai essere condannato.
Le difese di Pincarelli e Belleggia, almeno secondo le richieste dei pm, sembrano essere riuscite a diversificare le posizioni dei loro assistiti da quelle dei fratelli Bianchi, riferendosi in particolare a Marco il quale, in una recente lettera inviata alla famiglia della vittima, parla di false accuse e di riscosse, con termini pugilistici, senza mostrare segni quantomeno di pietà, per la morte di un 21enne che nulla aveva a che fare con la violenza espressa quella sera