Santa Sede e governo italiano ci hanno lavorato un anno. L’ospedale Bambino Gesù lascerà il Gianicolo e si trasferirà al Forlanini, che a questo punto dovrebbe diventar zona extraterritoriale. Ma per mettere in sicurezza il vecchio nosocomio romano ci vorranno non meno di sei anni. Un progetto fortemente voluto anche dal presidente della Regione Lazio Rocca.
La sede del Gianicolo troppo affollata
Il Segretario di Stato di Sua Santità, Cardinale Pietro Parolin, e il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, hanno sottoscritto oggi, nella sede dell’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, una Dichiarazione di Intenti circa l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù (Opbg). Nella Dichiarazione, si legge in una nota, le parti – riconoscendo il livello di assoluta eccellenza nel campo dell’assistenza sanitaria pediatrica e della ricerca biomedica a livello nazionale e internazionale dell’Ospedale Bambino Gesù – concordano che le sue attuali strutture, e in particolare la sede storica di Sant’Onofrio, non consentono né ulteriori ampliamenti né miglioramenti dell’offerta sanitaria o delle attività di ricerca. Per questo, il Governo della Repubblica Italiana e la Santa Sede dichiarano di aver individuato nell’area dell’ex Ospedale Carlo Forlanini di Roma “uno dei luoghi più idonei per la realizzazione della nuova sede” del Bambino Gesù. La Dichiarazione delinea quindi una serie di obiettivi che ciascuna parte si impegna a conseguire.
Obiettivo finire i lavori nel 2030
Sarà l’Inail a intervenire la realizzazione dell’ospedale, mentre il Vaticano avrà l’obbligo di acquistare l’area del Forlanini. Per il sottosegretario Alfredo Mantovano “è ovviamente il primo passo formale di un percorso che speriamo di concludere, sulla base delle previsioni, entro il 2030, un percorso anche abbastanza complesso quanto a costruzione giuridica ed economica ma che rispetta in pieno anche lo spirito del Concordato e cioè questa compresenza di realtà differenti che però perseguono i medesimi intenti, anzitutto la cura dei più fragili, di coloro che soffrono maggiormente”.