Pamela: no a rito abbreviato. Oseghale: chiedo scusa, ma non l’ho uccisa

processo Assise il 13 febbraio. Durante l'udienza preliminare, il pusher nigeriano ha letto una lettera in cui ha ribadito di avere fatto a pezzi il corpo di Pamela, poi chiuso in due trolley, ma solo dopo che la ragazza era già morta

Il processo in Assise a carico di Innocent Oseghale, il pusher nigeriano accusato di avere ucciso e fatto a pezzi Pamela Matropietro si svolgerà con ordinario davanti alla Corte di Assise si aprirà il 13 febbraio 2019. Lo ha deciso il gup Claudio Bonifazi che la respinto la richiesta di rito abbreviato, che prevede uno sconto di pena, avanzata dalla difesa, con il parere positivo della Procura di Macerata.

La richiesta di rito abbreviato era stata condizionata dai legali di Oseghale, gli avv. Simone Matraxia e Umberto Gramenzi, al deposito di alcune perizie medico-legali di parte e all’audizione di un testimone, un detenuto che aveva raccolto le confidenze del nigeriano. Anche la Procura aveva condizionato l’abbreviato al deposito di altre perizie e all’audizione di un altro detenuto, un collaboratore di giustizia, con cui Oseghale avrebbe ammesso di avere ucciso Pamela.

“Spiace che non sia stata accolta la richiesta di rito abbreviato, concordata con la difesa, perché quello in Assise sarà un processo che si protrarrà nel tempo, con 50 testimoni da sentire”. E’ il commento del procuratore di Macerata Giovanni Giorgio, al termine dell’udienza davanti al gup. “Faremo di tutto per ridurre il procedimento al tempo strettamente necessario – ha aggiunto – mediante un ‘patteggiamento’ sulle prove, dando spazio al giusto contraddittorio con la partecipazione di consulenti e periti”. Il dibattimento di oggi – accompagnato da una manifestazione fuori dal Tribunale di Macerata con urla e striscioni contro Oseghale “è stato sereno”.

Intanto ha chiesto scusa ai familiari di Pamela Mastropietro e a tutti gli italiani Innocent Oseghale. Durante l’udienza preliminare, il pusher nigeriano ha letto una lettera in inglese, in cui, chiedendo scusa, ha comunque ribadito la sua versione dei fatti, e cioè di avere fatto a pezzi il corpo di Pamela, poi chiuso in due trolley e abbandonato nelle campagne di Pollenza dopo che la ragazza era morta per overdose di eroina nel suo appartamento, in via Spalato il 30 gennaio scorso.

“Ho incontrato lo sguardo di Oseghale e lui ha abbassato gli occhi. Le sue scuse per me sono una presa in giro”. Lo ha detto la madre di Pamela Mastropietro, Alessandra Verni, dopo l’udienza preliminare a Macerata che si è conclusa con il rinvio a giudizio del pusher nigeriano Innocent Oseghale per omicidio e vilipendio di cadavere. Il legale della famiglia e zio della ragazza, Marco Valerio Verni spera invece che dal dibattimento possano venire fuori ulteriori elementi di indagine: “Oseghale non può avere fatto tutto da solo”.

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