“Roma città dei ponti, mai dei muri!” e “non si temano la bontà e la carità”: e se “la Santa Sede desidera collaborare sempre più e meglio per il bene della Città, al servizio di tutti, specialmente dei più poveri e svantaggiati”, l’auspicio è che tutto questo “favorisca una rinascita morale e spirituale della Città”. Sono parole di grande respiro quelle rivolte agli amministratori romani da Papa Francesco durante la sua visita di stamane in Campidoglio, accolto con grande cordialità e sorridente partecipazione da Virginia Raggi.
In tutto un’ora e mezza di visita, in cui il Papa, oltre ad affacciarsi dal celebre balcone con vista sui Fori e a restare a colloquio privato nello studio della sindaca, ne ha incontrato i familiari, poi i componenti della giunta, i capigruppo consiliari, i dirigenti e i dipendenti capitolini, salutando quindi i romani dalla Loggia di Palazzo Senatorio.
Un programma lievemente ritoccato in conseguenza dell’arresto, meno di una settimana fa, del presidente dell’Assemblea capitolina Marcello De Vito (avrebbe dovuto pronunciare anche lui, oltre alla Raggi, un indirizzo di saluto, e al suo posto nell’Aula Giulio Cesare siede il vice presidente Enrico Stefano). Nell’ampio discorso del Papa, tuttavia, la parola “corruzione” non ricorre mai, e a parte il richiamo alla “rinascita morale” della ‘Caput mundi’, sono altri i temi verso cui s’indirizza l’argomentazione del Pontefice. Francesco dapprima ringrazia per la collaborazione delle Autorità cittadine in occasione del Giubileo della Misericordia e sottolinea che Roma, per la sua storia, per il suo ruolo di “centro del Cattolicesimo”, di “cerniera tra il nord continentale e il mondo mediterraneo”, “in un certo senso obbliga il potere temporale e quello spirituale a dialogare costantemente, a collaborare stabilmente nel reciproco rispetto; e richiede anche di essere creativi, tanto nella tessitura quotidiana di buone relazioni, come nell’affrontare i numerosi problemi, che la gestione di un’eredità così immensa porta necessariamente con sé”.
Essa, afferma colui che prima di tutto è il ‘vescovo di Roma’, “è un organismo delicato, che necessita di cura umile e assidua e di coraggio creativo per mantenersi ordinata e vivibile, perché tanto splendore non si degradi”. Anzi, proprio in virtù della sua “vocazione universale”, quale, “sede del successore di San Pietro” e “punto di riferimento spirituale per l’intero mondo cattolico”, “questa peculiare identità storica, culturale e istituzionale di Roma postula che l’Amministrazione capitolina sia posta in grado di governare questa complessa realtà con strumenti normativi appropriati e una congrua dotazione di risorse”. Musica per le orecchie della sindaca, che ascolta assorta le parole del Papa. Ma Bergoglio va anche oltre e richiama la città a mantenersi “all’altezza dei suoi compiti e della sua storia”, a restare, “anche nelle mutate circostanze odierne”, “faro di civiltà e maestra di accoglienza”, a non perdere “la saggezza che si manifesta nella capacità di integrare”.
Una “sfida epocale”, la definisce il Papa che ricorda il convegno di 45 anni fa “sui mali di Roma” e l’arrivo di masse di immigrati, in cui questa “città ospitale” è chiamata “ad adoperare le sue energie per accogliere e integrare, per trasformare tensioni e problemi in opportunità di incontro e di crescita”, superando “le paure che rischiano di bloccare le iniziative e i percorsi possibili”. La sindaca Raggi, che descrive Roma come “città aperta, città del multilateralismo e del multiculturalismo” e annuncia l’intitolazione della Sala della Piccola Protomoteca alla Laudato si’ e l’istituzione di due borse di studio, a fine visita commenta con i dipendenti capitolini: “Il messaggio del Santo Padre ci aiuta a ritrovare una nuova energia anche in momenti difficili, la voglia di andare avanti, di guardarsi la sera allo specchio e dire ho fatto tutto quello che potevo per il bene della mia città e dei miei concittadini”. E ancora: “Facciamo ancora di più per far vedere che noi siamo forti, che l’amministrazione è forte e ce la può fare e superare anche momenti duri, dipende tutto da noi”.