Pd, a Roma subito scintille con Calenda. Dem: Nessuna preclusione

Carlo Calenda secondo diversi rumors sarebbe in procinto di candidarsi

Pronti, via. “Il percorso comune” di avvicinamento del centrosinistra alle elezioni amministrative del 2021 parte tra distinguo e sgambetti. E’ il caso Roma, che rimane al centro della scena. Carlo Calenda, che secondo diversi rumors sarebbe in procinto di candidarsi, riserva di buon mattino un “suggerimento” non richiesto al Partito democratico. “Qualsiasi decisione sulla capitale d’Italia, deve avere l’obiettivo portarla fuori dal sottosviluppo in cui versa, non stoppare candidati che non si sono candidati. Ad maiora”, scrive su Twitter. La risposta del Pd Roma non si fa attendere: “Nessuno stop a nessuno. Azione e Calenda invitati e protagonisti della battaglia per rilanciare Roma”, è la replica. Il riferimento è al tavolo che il segretario dem della Capitale, Andrea Casu, ha convocato per il 14 ottobre, chiamando a raccolta i segretari dei partiti, i capigruppo al Comune e i Presidenti dei Municipi che in questi anni hanno fatto opposizione a Virginia Raggi.Alla riunione i Dem hanno invitato anche la referente romana di Azione, ma non è ancora chiaro se il partito di Carlo Calenda ha intenzione di sedere al tavolo.

L’ex ministro dello Sviluppo economico ribadisce, almeno per ora, il suo no.

“L’unica cosa che ho in programma lunedì è rifinire il rapporto su politica industriale che va al voto il 15 e portare la mia bimba a danza”, scrive ancora una volta su Twitter a uno suo follower che chiedeva lumi su un retroscena stampa in cui si indicava la giornata di lunedì come data possibile per la sua candidatura a sindaco di Roma.I democratici, viene spiegato, data la fase iniziale delle trattative, non hanno “nessuna preclusione su nessuno”. Certo, è il ragionamento, “Calenda ci prende a schiaffi dalla mattina alla sera, attaccando più il Pd che la destra e adesso chissà cosa pretende. Almeno aggiustasse il tiro”. Il rapporto personale con Nicola Zingaretti, in realtà, non si è mai incrinato. In occasione delle elezioni europee il segretario Pd divise con Azione il simbolo. Certo, i continui attacchi non sono piaciuti al Nazareno, che spera in un’inversione di rotta. “Siamo all’inizio, vediamo cosa succederà”. Sarà il tavolo del 14 a mettere nero su bianco le regole del gioco. Anche quelle che potrebbero riguardare le primarie per i candidati in campo, fin qui i cosiddetti ‘sette nani’ (i tre presidenti di Municipio Sabrina Alfonsi, Giovanni Caudo e Amedeo Ciaccheri, la senatrice Monica Cirinnà, i due consiglieri regionali Michela Di Biase e Paolo Ciani e il giovane attivista Tobia Zevi).

I casi Covid in aumento non fanno escludere l’ipotesi che, per la prima volta, il centrosinistra debba rinunciare ai gazebo e ‘accontentarsi’ di una votazione online, ancora, in ogni caso, nulla è deciso. “Decideremo il percorso insieme alla coalizione”, viene ribadito.Anche a Milano le carte sono tutte da svelare. Beppe Sala avverte ‘compagni’ e alleati. “Se mi dovessi ricandidare credo che sarebbe saggio che la parte politica che mi sostiene, il centrosinistra, e i 5stelle si presentino con proposte diverse e liste diverse. Non vedo vicinanza ma differenze”, puntualizza. Anche in questo caso dai palazzi romani arriva un messaggio tranchant: “Quello che conta è il secondo turno”.

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