È stabile a dieci, da diversi giorni, il numero di cinghiali colpiti dal virus della peste suina nel Lazio. Oggi l’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) ha lanciato un allarme sul rischio che gli esemplari infetti, che saranno abbattuti, possano finire sulle tavole degli italiani. In seguito alla pubblicazione in Gazzetta ufficiale dell’ordinanza, firmata dal commissario straordinario per la Psa, Angelo Ferrari, l’Oipa ha preso di mira il passaggio in cui si spiega che “tutte le carcasse degli animali eventualmente catturati e abbattuti possono essere destinate all’autoconsumo esclusivamente all’interno della stessa zona di attenzione e solo se risultate negative ai test di laboratorio per ricerca del virus Psa”. Secondo la delegata dell’Oipa di Roma, Rita Corboli, in questo modo “non solo si apre la caccia al cinghiale fuori stagione alle porte di Roma, ma si consente anche di farne carne da macello per trasformarla in salsicce e bistecche”. L’Organizzazione ha comunicato che esaminerà “a fondo” il provvedimento per “valutarne l’impugnazione” in quanto “per sei esemplari trovati positivi al virus della peste suina, non pericolosa per l’uomo, si farà strage”.
Tuttavia i casi accertati nel Lazio restano, per ora, dieci e gli abbattimenti verranno effettuati con “selettori”, operatori specializzati, provenienti anche dalla forestale e dalle forze di polizia, a partire dall’area in cui si è diffuso il virus. Sostengono le ragioni degli abbattimenti, che non prevedono obbligatoriamente l’avvio alla macellazione dei capi, sia la Coldiretti che la Cia Agricoltori italiani. La preoccupazione è che il virus si estenda al comparto suinicolo. Inoltre, secondo la Cia, su base nazionale, è necessario “il reperimento di nuove risorse per indennizzare al 100 per cento allevatori e agricoltori romani che si trovano nella zona sottoposta a restrizioni. Nell’areale si stimano 10 milioni di danni per circa 200 aziende agricole: dai costi della macellazione d’emergenza dei suini al divieto di movimentazione e commercializzazione delle carni e dei foraggi”.
Accanto a questo, alcuni giorni fa, la Coldiretti di Rieti aveva denunciato: “Cresce la preoccupazione da un lato delle aziende agricole per i danneggiamenti subiti ai raccolti, dall’altro delle aziende suinicole, che temono una possibile diffusione della peste suina. La richiesta della federazione provinciale è quella di procedere all’abbattimento degli ungulati attraverso il coinvolgimento degli Atc, l’ambito territoriale di caccia e le aree parco, generando un coordinamento tra loro”.