Dopo un lungo periodo di confusione e di disorientamento, che ha caratterizzato la vita del Pd dall’indomani delle dimissioni da segretario del partito di Matteo Renzi, subito dopo la sconfitta elettorale nelle elezioni politiche del 4 marzo dello scorso anno (l’allora leader si era già dimesso da presidente del Consiglio dopo il risultato deludente nel referendum di riforma della Costituzione), arrivano le primarie aperte ad elettori e simpatizzanti per eleggere il nuovo segretario.
Sono circa settemila i seggi e gazebo che saranno allestiti per domenica 3 marzo in tutta Italia per raccogliere i voti (dalle 8 alle 20) di quanti parteciperanno alla consultazione del Pd. Gli organizzatori ed i tre candidati in lizza per la segreteria – Nicola Zingaretti, Maurizio Martina (che ha guidato il partito nel dopo-Renzi) e Roberto Giachetti – sperano e confidano di raggiungere la quota di un milione di votanti.
Nella corsa a tre il presidente della Regione Lazio appare, in base ai sondaggi, nettamente favorito rispetto ai due sfidanti, ma per Zingaretti e’ importante vincere con largo margine rispetto a Martina e Giachetti e, se possibile, cercare di conseguire un risultato intorno al 60 per cento dei voti per evitare brutti scherzi in sede di assemblea nazionale, che dovrebbe riunirsi domenica 17 marzo per “incoronare” il suo nuovo leader. Infatti, nei gazebo e nei seggi il voto dato al candidato segretario va anche attribuito alla lista che lo sostiene; quindi, più voti Zingaretti prenderà, più potrà contare tra i mille componenti l’assemblea.
Una larga vittoria, quindi, impedirebbe possibili “pastette” tra Martina e Giachetti, le cui liste di appoggio annoverano moltissimi renziani, post-renziani ed ex renziani che potrebbero far convergere i loro voti per impedire l’elezione di Zingaretti. E proprio Renzi e’ il “convitato di pietra” di queste primarie. L’ex segretario, pur dicendo che andra’ a votare, non ha dato nessuna indicazione su quello che sara’ il suo voto; tantomeno ha rivolto inviti ai suoi sostenitori per questo o quello. Una posizione che molti all’interno del Pd, ma anche tra gli osservatori politici, non considerano un semplice disinteresse per la contesa, ma quasi una presa di distanza dal partito che, soprattutto con l’affermazione di Zingaretti, cambierebbe rotta rispetto alla linea politica che Renzi ha portato avanti durante la sua gestione.
Comunque, oramai i giochi sono stati fatti e bisogna solo aspettare i risultati delle primarie. Certo e’ che se, come e’ molto probabile, Zingaretti diventera’ segretario del Pd, questa elezione non potrà non influire sul Lazio. Con un partito da ricostruire e da rilanciare, sarebbe difficile per chiunque conciliare questa “missione” con il governo di una regione difficile e complicata, alle prese con molti problemi.