Racket bancarelle a Roma, 18 arresti

Prezzario postazioni fino a 700 euro al giorno. Coinvolti pubblici ufficiali, imprenditori ed esponenti sindacali

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Sono 18 le persone arrestate a Roma dalla Gdf perche’ coinvolte, a vario titolo, nell’indagine sul racket delle autorizzazioni per il commercio su strada con il coinvolgimento di pubblici ufficiali, imprenditori e sindacalisti. Tra le persone arrestate, anche l’allora responsabile degli Uffici ‘Disciplina’ e ‘Rotazioni’ del Dipartimento Attivita’ Produttive del Comune di Roma e un suo diretto collaboratore, quattro esponenti di un’associazione sindacale di categoria – tra cui Mario e Dino Tredicine, della storica famiglia nota per la sua attivita’ nel settore del commercio ambulante della Capitale – ed un gruppo di sette imprenditori e commercianti.

Le accuse, a vario titolo, sono di associazione per delinquere, corruzione, induzione indebita a dare o promettere utilita’, rivelazione del segreto d’ufficio, estorsione, abusiva attivita’ finanziaria, usura e autoriciclaggio. Secondo le indagini, le persone arrestate avrebbero gestito, a scopo di illecito arricchimento, le autorizzazioni amministrative per l’esercizio di attivita’ commerciali su aree pubbliche e le numerose postazioni presenti nella Capitale nel settore del commercio ambulante, avvalendosi di condotte intimidatorie, minacce e violenze per ottenere indebite somme di denaro.

Diverse le utilita’ ricevute dai pubblici ufficiali e gli incaricati di pubblico servizio per le attivita’ illecite: denaro contante, ripetuti pranzi o cene, capi di abbigliamento griffati e abbonamenti annuali per assistere a partite del campionato di calcio di Serie A. Contestate anche ipotesi di usura con prestiti tra i 2 e i 5 mila euro e l’applicazione di tassi d’interesse annui superiori anche al 500%. L’operazione e’ stata eseguita dalla Guardia di Finanza in collaborazione con gli agenti della Polizia Locale di Roma Capitale.

Una vera e propria graduatoria con prezzario che variava da zona a zona e che poteva raggiungere anche il costo di 700 euro al giorno. E’ quanto emerge poi dall’inchiesta della Procura di Roma. Coinvolti pubblici ufficiali, imprenditori ed esponenti sindacali. Il prezzario aumentava se il banco dell’ambulante era in una zona centrale della Capitale come ad esempio via Cola di Rienzo o viale Giulio Cesare. Il sistema corruttivo andava avanti da anni, almeno fino al 2006, secondo quanto accertato dagli inquirenti. A gestire l’organizzazione erano rappresentanti sindacali tra cui i due membri della famiglia Tredicine, i fratelli Dino e Mario, raggiunti da misura cautelare, con la complicita’ di due ex funzionari pubblici: Alberto Bellucci, all’epoca dei fatti capo dell’ufficio Discipline e rotazioni, e Fabio Magozzi ex dipendente dello stesso ufficio. Secondo gli inquirenti avrebbero ottenuto in totale 110 mila euro consistiti anche in regali come abbonamenti per lo stadio, pranzi e abiti griffati. Secondo quanto si legge nell’ordinanza firmata dal gip Francesco Patrone, Bellucci “asserviva costantemente le funzioni del proprio ufficio agli interessi economici dei fratelli Tredicine, Dino e Mario”.

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