Raggi in Romania per rimpatri, ‘terza via’ su nomadi

Sindaca, ruspa Salvini? Legalità e integrazione per superare campi

E’ dalla Romania, dove quattordici ex abitanti di un insediamento nomadi della Capitale hanno scelto di tornare, che Virginia Raggi lancia ufficialmente la sua ‘terza via’ per il superamento dei campi rom.

Tra le alternative offerte dal Campidoglio a 5 Stelle agli abitanti del Camping River, il primo campo in via di chiusura a Roma, ci sono i rimpatri volontari assistiti, ovvero un contributo economico per aderire ad un progetto di reinserimento nel proprio paese di origine. Per verificare l’attuazione del piano e incontrare le famiglie rimpatriate la sindaca vola a Craiova, cittadina rumena, e da qui rivendica: “Vogliamo dimostrare che una terza via è possibile. Una via che ci indica l’Europa, il superamento dei campi rom nel segno della legalità e dell’accoglienza”.

Nella Capitale vi sono nove campi rom attrezzati compreso il Camping River che, dopo un’ordinanza sindacale volta a tutelare la salute pubblica, dovrebbe essere chiuso definitivamente entro l’inizio della prossima settimana.

Ed è proprio da qui che sono partiti i rimpatri assistiti: oltre alle 14 persone già partite alla volta della Romania, altre 5 hanno aderito al progetto e c’è tempo fino al 30 settembre per intraprendere una delle strade prospettate dal Comune. Matteo Salvini l’altro ieri ha annunciato di voler parlare con Raggi (il primo faccia a faccia tra i due è previsto la prossima settimana) proprio dei rimpatri assistiti “perché c’è troppa confusione e ci sono troppi soldi pubblici spesi male”, la sottolineatura del ministro dell’Interno che non è passata inosservata.

La sindaca a 5 Stelle replica il giorno dopo da Craiova: “Incontrerò Salvini e gli illustrerò il nostro piano di superamento dei campi rom grazie al quale risparmieremo anche soldi dell’amministrazione pubblica. Sono certa che lo valuterà positivamente. Se va usata la ruspa? Vanno usate fermezza, legalità e integrazione”, risponde.

Le stime messe nero su bianco in un post su Facebook parlano di un risparmio per il Comune di circa 25 milioni annui dopo la chiusura di tutti i campi attrezzati in città, che ospitano circa 4.500 persone. Ed è anche partendo da qui che la prima cittadina lancia la sua ‘terza via’, diversa sia dalle ‘ruspe’ sia dal solo assistenzialismo, che punta a tutelare “soprattutto i più fragili e per i bambini.

Il sistema dei campi non produce benessere né per i cittadini romani né per i rom che vivono all’interno”, sostiene Raggi. Che ha incontrato anche diversi esponenti di istituzioni e ong coinvolti nel progetto, nonché imprenditori locali per sondare possibilità di inserimento lavorativo per chi ‘torna a casa’.

Sulla chiusura del Camping River non sono mancate le critiche alla linea del Campidoglio, dal Pd alle associazioni rappresentative di chi vive nei campi. “Quella che la sindaca chiama ‘la terza via’, ovvero il rimpatrio assistito dei rom, potrà riguardare solo i cittadini comunitari. Nei campi censiti dal Comune di Roma essi rappresentano il 15% della popolazione totale – sostiene in un post il presidente della 21 Luglio, Carlo Stasolla -. E’ una ‘via’, quindi stretta e che, qualora dovesse funzionare, interessa una minima parte. Non risolverà comunque la questione”.

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