Quella aggressione ai titolari di un bar della periferia est di Roma e ai danni di una cliente, avvenuta il primo aprile dell’anno scorso, rientra in una dinamica di tipo mafioso. E’ quanto sancito dai giudici della sesta sezione penale del tribunale della Capitale che hanno condannato a 7 anni di carcere Antonio Casamonica, rampollo del clan attivo anche nella zona della Romanina, che fu autore di quel raid punitivo assieme ad altre due persone. Motivo della cieca violenza dei tre, il fatto di non essere stati serviti subito dai titolari del Roxy Bar.
Il gruppo, di cui facevano parte anche due esponenti del clan Di Silvio, prima offesero i gestori e poi presero a cinghiate una cliente disabile “rea” di avere invitato gli aggressori ad allontanarsi. Lesioni e violenza privata aggravate dal metodo mafioso i reati contestati dal pm Giovanni Musarò, che aveva sollecitato per Casamonica una condanna a 7 anni e quattro mesi. Dopo la lettura del dispositivo i parenti dell’imputato hanno preso di mira i giudici e i giornalisti che erano presenti in Aula. “Vergognatevi schifosi, l’Italia fa schifo”, hanno gridato prima di essere scortati fuori dal palazzo di giustizia dalle forze dell’ordine. Con un tweet la sindaca Virginia Raggi ha espresso la sua soddisfazione per la decisione del tribunale: “giustizia è fatta”, afferma.
I giudici nella sentenza hanno dichiarato Casamonica interdetto in perpetuo dai pubblici uffici e in stato di interdizione legale per la durata della pena. Il tribunale ha inoltre disposto nei suoi confronti la misura della libertà vigilata per 3 anni una volta espiata la condanna.
L’imputato dovrà anche risarcire 60 mila euro all’invalida civile vittima dell’aggressione e 40 mila complessivi al titolare del bar e alla moglie. Disposti cinquemila euro in favore della Regione Lazio e altri 20 mila euro alle altre parti civili. Per questa vicenda il 15 ottobre scorso sono stati già condannate tre persone, tutte appartenenti al clan Di Silvio, che hanno optato per il rito abbreviato.
Il gup Elvira Tomaselli ha condannato a 4 anni e 10 mesi Alfredo, a 4 anni e 8 mesi suo fratello Vincenzo, presenti nel bar, e a 3 anni e a due mesi il nonno, Enrico, che successivamente aveva minacciato i gestori. La vicenda del Roxy bar è diventata anche emblematica della volontà di non sottostare ai soprusi: più volte e in diverse occasioni, infatti, è stato sottolineato il coraggio dei gestori di denunciare quanto da loro subìto la domenica di Pasqua dell’anno scorso. Una reazione alla violenza riconosciuta anche dalle istituzioni al punto che il 29 dicembre scorso, Roxana Roman, la 34 enne di origine romena moglie del titolare, è diventata Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, titolo conferitole dal presidente Sergio Mattarella “per il suo contributo nell’affermazione del valore della legalità”.