“Avete rotto i co… è la quinta volta che sto male e vomito per la puzza del vostro cibo” ma anche “l’Italia non sarà mai islamica. Le nostre belle donne sono libere. Non metteremo mai il velo”: questi due dei messaggi che da alcuni mesi il giovane Mizar, bengalese 32enne, si vede recapitare davanti alla porta di casa insieme alla moglie, in zona Colli Albani a Roma. Mizar, con sua moglie e un bambino piccolo di 21 mesi, vive in Italia “da undici anni” ma “da quando è nato il bambino abbiamo iniziato ad avere problemi con la donna che vive al piano di sopra.






Prima ha iniziato a lamentarsi per i rumori notturni, poi abbiamo subito diversi atti intimidatori”, spiega interpellato da “Agenzia Nova”. Sull’uscio della porta Mizar ha trovato anche diversi liquidi che a suo dire sarebbero “Birra e sangue di animali”. Una sorta di protesta contro le abitudini alimentari dei musulmani, che non consumano alcol né tantomeno la carne di alcuni animali. Inoltre il 32enne riferisce che “di notte qualcuno ci stacca la corrente dall’area dei contatori accessibile a tutti. Mia moglie una volta ha trovato lì la vicina, e hanno discusso anche per questo”.
Il tutto chiaramente sarà stabilito dagli inquirenti. Per ora l’avvocatessa Paola Bevere, che ha preso in carico il caso, ha presentato “una denuncia ai carabinieri per propaganda di discriminazione razziale e una querela per stalking nei confronti della vicina 35enne”.
L’atto più grave, però, se fosse accertato, secondo Bevere, ha a che fare con un poster che riporta un logo “No Islam” e su cui si legge “Italia libera dall’Islam”, lasciato sullo zerbino di casa di Mizar e famiglia. Il poster ha gli stessi toni di alcuni dei messaggi. In uno dei cartelli lasciati sulla porta, infatti, si legge: “Se siete islamici perchè venite in Italia? Abbiamo la nostra cultura. Vogliamo la libertà”. Per l’avvocata “se dietro i poster ci fosse un vero e proprio movimento oltre ai messaggi minatori ci sarebbe anche il vilipendio della religione”. Intanto in questi mesi il 32enne ha “contattato quattro volte la polizia che è venuta in loco a verificare la situazione”, spiega Mizar. E soltanto dopo si è deciso a presentare una denuncia.