Referendum e regionali, chi ha vinto davvero?

Le previsioni sul referendum dei M5S sono state confermate, mentre con le regionali la sinistra può tirare un sospiro di sollievo

L’appuntamento elettorale del 20 e 21 settembre era molto atteso dalle forze politiche perché era considerato una specie di esame di riparazione per tutti. Dato per scontato il risultato del referendum confermativo del taglio dei parlamentari (400 deputati anziché 630 e 200 senatori invece che 315, esclusi i senatori a vita), riduzione fortemente voluta dai cinquestelle con l’adesione di Lega e Fratelli d’Italia fin dall’inizio delle votazioni in Parlamento del relativo provvedimento e poi, una volta al governo, anche dal Pd, c’era molta curiosità per il numero dei votanti (anche se non c’era nessun quorum da superare per la sua validità) e per le percentuali del sì.

Ebbene, anche se ci fosse stato il quorum del 50%+1 dei votanti, questo sarebbe stato superato agevolmente perché alle urne si é recato il 53,84% degli aventi diritto. Quanto alla percentuale dei sì, le previsioni della vigilia sono state confermate perché d’accordo sul taglio si è dichiarato quasi il 70% dei votanti.

Il M5S si proclama quindi vincitore di questa prova anche se non bisogna dimenticare che per il sì si erano schierati anche Pd, Lega, FdI, mentre FI aveva lasciato libertà di voto. Chiaramente, i vertici pentastellati inneggiano alla vittoria ed ora chiedono anche il taglio degli stipendi dei parlamentari. Mossa di sicuro effetto presso il popolo che cerca di far dimenticare la debacle in campo regionale Le liste ed i candidati cinquestelle, sia dove si erano presentati con il Pd e gli altri alleati di governo (in Liguria secondo il modello Umbria) sia dove hanno viaggiato da soli (nelle altre regioni al voto) hanno subito sonore sconfitte tant’è che sono in molti a sostenere che si è tornati al bipolarismo sinistra-destra. Ed è difficile da loro torto.

Quanto alle regionali, detto dei pentastellati, a sinistra si è tirato un sospiro di sollievo perché il centrodestra non è riuscito nel suo intento di conquistare oltre le Marche, anche la Toscana e la Puglia (la Campania di Vincenzo De Luca sembrava ed è stata inespugnabile). Il pareggio di 3 a 3 (Campania, Puglia e Toscana rimaste al centrosinistra, Liguria, Marche e Veneto al centrodestra) viene festeggiato come una vittoria sia a Palazzo Chigi che a Largo del Nazareno (sede dl Pd).

A destra, invece, è soprattutto Matteo Salvini a masticare amaro perché, come in Emilia Romagna, la sua candidata in Toscana non è riuscita ad affermarsi. Il leader del Carroccio paga così per la seconda volta la sua scelta di affidarsi a figure deboli, cercando di spostare su di sé l’attenzione degli elettori e dei media. Ma si votava per le regionali e non per le politiche ed i cittadini vogliono amministratori validi e conosciuti. Non è un caso che tutti i governatori uscenti, da Luca Zaia a Vincenzo De Luca, da Giovanni Toti a Michele Emiliano, in qualche caso con autentici plebisciti come in Veneto e Campania, sono stati riconfermati nella carica.

Come detto, per il centrosinistra il match regionale è finito in pareggio, cosa contestata dal centrodestra che rimarca come si fosse partiti dal 4 a 2 per il Pd e che un’altra regione “rossa”, le Marche, come l'Umbria non sia più tale. Anzi. Ha cambiato colore vestendo il tricolore di FdI.
Inoltre bisogna evidenziare che sia De Luca in Campania che Emiliano in Puglia, da tempo in odore di eresia verso i vertici nazionali del Pd, hanno molto sfumato i connotati di centrosinistra avendo tra le liste di appoggio non solo moderati centristi, ma anche candidati dichiaratamente di destra.

Zingaretti, quindi, può si cantare vittoria perché ha salvato la sua segreteria e la politica governativa portata avanti in questi mesi, ma ora dovrà cambiare passo ed avere maggiore incisività nelle scelte di Palazzo Chigi anche perché il M5S è in evidente difficoltà dopo il deludente risultato regionale.

A proposito. Ci dimenticavamo di Giorgia Meloni. La leader di FdI è sicuramente tra i vincitori di questa contesa elettorale e del referendum, anche se sperava di poter governare anche la Puglia con Raffaele Fitto. Ma il suo partito è ormai a doppia cifra e può cominciare a pensare di poter strappare la guida del centrodestra alla Lega, mentre Fi continua a perdere elettori.

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