Il tema dello sviluppo locale e regionale assume sempre più importanza nelle dinamiche nazionali e globali, Una tendenza dovuta anche ai cambiamenti avvenuti nel contesto socio-economico che hanno portato all’affermazione di un concetto di sviluppo “più qualitativo”, incentrato sulla qualità della vita ed il benessere della popolazione, che si contrappone a quello quantitativo tradizionale, prettamente economico.
La globalizzazione e l’aumento delle diseguaglianze portano ad una nuova visione dello sviluppo e della crescita territoriale più inclusiva e di lungo periodo, identificata con il termine sviluppo sostenibile. . Si tratta di una spinta di rinnovamento e ripensamento delle teorie tradizionali che spiega e rende necessario il ricorso a nuovi strumenti quali tipologie di interventi, metodi di misurazione e modelli di governance in grado di coinvolgere nello sviluppo elementi, esterni ed interni al territorio, indispensabili per avviare i percorsi di crescita.
La globalizzazione può quindi essere considerata il principale fenomeno che ha spinto a ripensare le politiche tradizionali proprio a causa degli effetti prodotti. Essa ha cambiato, infatti, i concetti di distanza e di spazio con l’aumento della mobilità del capitale, del lavoro, dei beni e dei servizi. Queste dinamiche hanno portato gli Stati a ripensare la struttura delle proprie economie alla luce di una crescente espansione del commercio estero, della rilevanza degli investimenti esteri diretti (FDI), dell’apertura delle frontiere e delle liberalizzazioni. Nonostante gli effetti positivi sulla crescita dovuti ad una maggiore apertura ed espansione dei flussi di capitale, nella maggior parte dei casi non hanno comunque generato l’auspicato sviluppo di lungo periodo e l’aumento dell’occupazione.
Le regioni si trovano così a competere tra loro all’interno degli Stati ed allo stesso tempo anche con quelle straniere. A questo proposito, proprio partendo dai teoremi del commercio internazionale, si è cercato di spiegare le ragioni endogene sottostanti la specializzazione regionale.
Nel corso degli anni si è affermato così il concetto di “competitività territoriale”, e più precisamente come afferma Krugman (1994), di “competitività regionale” piuttosto che nazionale, poiché le economie regionali sono più aperte e i fattori si muovono più velocemente consentendo ad esse di competere sulla base dei vantaggi comparati. Le regioni ed i contesti locali hanno così assunto sempre più importanza, nonostante la sofferenza di capacità amministrativa e di potere.
In questo contesto la Regione Lazio destina circa venti milioni per incentivare le aziende (anche e soprattutto straniere) a investire nel Lazio. In epoca di delocalizzazioni selvagge, la giunta regionale prova a invertire la tendenza approvando un nuovo pacchetto di misure per promuovere lo sviluppo economico del territorio. Verrà creato uno sportello unico con cui dare un taglio alla burocrazia e un’accelerata a innovazione, ricerca e sostenibilità.
I milioni stanziati rientrano nei fondi Por-Fesr 2014-2020 — Programma Operativo Regionale e Fondo europeo di sviluppo regionale — e sono orientati alla soprattutto alla soluzione delle crisi aziendali, alle specializzazioni territoriali e a favorire l’insediamento di nuovi impianti e stabilimenti produttivi. In pratica, in tempi di Brexit, di aziende italiane rilevate da capitali stranieri e di fughe di investitori nostrani all’estero, nel Lazio si cerca di invertire la tendenza.
«Abbiamo pensato a un pacchetto di misure per rilanciare la capacità del sistema economico regionale di attrarre investimenti sul territorio come leva per lo sviluppo della Regione — dice il governatore Nicola Zingaretti —. Questo si traduce in nuova occupazione, ma soprattutto in opportunità di valorizzazione del tessuto imprenditoriale, di riqualificazione dei centri urbani e, in generale, di stimolo per ricerca, innovazione e sviluppo locale».
Lo sportello unico avrà il compito di mettere in contatto enti e soggetti privati sia nella prima fase di «gestazione» dell’investimento (decisione, localizzazione, elaborazione del progetto) sia in quella più delicata di richiesta di permessi e autorizzazioni per insediare la nuova attività. Il supporto sarebbe, quindi, tanto nella fattibilità tecnico-economica del progetto quanto nella verifica del percorso amministrativo da intraprendere per sua la realizzazione.
Il tutto per ridurre al minimo quello che in Regione definiscono «costo dell’incertezza», ovvero quel fattore che rappresenta il più forte deterrente alle iniziative dei privati.
«Tra le misure chiave per attrarre investimenti, la prima consente di completare la fusione dei Consorzi industriali in un Consorzio unico finalizzato alla valorizzazione e promozione del territorio, alla riqualificazione delle aree industriali dismesse, all’internazionalizzazione delle imprese», spiega l’assessora regionale al Bilancio, Alessandra Sartore. Che annuncia anche «misure di semplificazione in materia urbanistica» e «innovazioni nel campo dell’utilizzo dei dati amministrativi, con l’obiettivo di promuovere la creazione di nuove imprese nel settore dei servizi alla persona, dei servizi al territorio.