Inizierà l’11 giugno prossimo, in Tribunale, a Locri, il processo a carico del sindaco sospeso di Riace Mimmo Lucano e degli altri 26 indagati nell’ambito dell’inchiesta denominata “Xenia” condotta dalla guardia di finanza con il coordinamento della Procura di Locri sulla gestione dei migranti nel piccolo centro della Locride, conosciuto in tutto il mondo e assurto a modello di integrazione. Lo ha stabilito il Gup di Locri Amelia Monteleone al termine di sette ore di camera di consiglio e dopo un’udienza andata avanti per cinque giorni.
Non c’era Lucano e non c’erano nemmeno gli altri indagati, tra i quali anche la compagna straniera del sindaco sospeso Tesfahun Lemlem, quando il giudice per le indagini preliminari ha letto la decisione. Adesso la contesa tra la Procura di Locri, che aveva originariamente sostenuto anche le ipotesi di reato di associazione per delinquere, truffa, falso, concorso in corruzione, abuso d’ufficio e malversazione poi rigettate dal Gip, e la difesa di Lucano affidata agli avvocati Andrea Daqua e Antonio Mazzone, che fino all’ultimo hanno chiesto il non luogo a procedere, si sposta nel processo.
Zero commenti dai legali di Lucano. In ogni caso si apre una fase nuova per la vicenda giudiziaria che ha imposto un brusco stop al modello di accoglienza messo in piedi da quasi vent’anni da Mimmo “il curdo”, come lo chiamavano in paese quando sulla spiaggia di Riace si era arenato un vascello carico di profughi molti dei quali curdi e lui, non ancora sindaco, si era dato da fare per accogliere quella massa di disperati.
Tutto è cambiato il 2 ottobre scorso quando per Lucano sono stati disposti gli arresti domiciliari per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e irregolarità nell’assegnazione dell’appalto per la gestione della raccolta differenziata dei rifiuti. A distanza di due settimane, il 16, la misura è stata tramutata nel divieto di dimora a Riace. E ancora tra un’iniziativa e l’altra, con Lucano invitato in tutta Italia per parlare dell’esperienza di accoglienza e diventato cittadino onorario di città come Sutri (Viterbo), per volontà del sindaco Vittorio Sgarbi, la Corte di Cassazione aveva disposto l’annullamento con rinvio del divieto di dimora a Riace rimandando la decisione al Tribunale del Riesame di Reggio Calabria che adesso dovrà esprimersi.(fonte Ansa)