Il nuovo report che l’Ispra, Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, sta per pubblicare e ‘’La Repubblica’’ anticipa, sarà impietoso con Roma: la percentuale di rifiuti riciclati è in diminuzione. Se nel 2019 la Capitale riusciva a differenziare il 45,2% dell’immondizia prodotta dai suoi abitanti, nel 2020 la quota è scesa al 43,8%. Un decimo di punto percentuale in più rispetto al 43,7% raggiunto nel 2018.
La lettura dei dati comunicati alla Regione e raccolti dall’ente su cui vigila il ministero per la Transizione ecologica regala un risultato davvero poco invidiabile; la Città Eterna è di fatto ferma da due anni.
Investimenti a rilento, consigli di amministrazione di Ama sostituiti in serie e la cronica latitanza di impianti di proprietà della municipalizzata. Così si spiega il magrissimo risultato raggiunto dall’amministrazione M5S sulla raccolta della spazzatura.
Il paragone con gli altri comuni laziali non aiuta: se si toglie Roma dal conteggio, le piccole amministrazioni dell’hinterland capitolino e delle altre quattro province si attestano intorno al 60% di differenziata.
A questo punto servono soluzioni per migliorare la situazione dei rifiuti nella Capitale diventata insostenibile. Domani, alle 9, nuovo tavolo al ministero. All’appuntamento la giunta Raggi vuole arrivare con l’ordinanza della Città Metropolitana per la riapertura della discarica di Albano.