Rivolta al CPR di Ponte Galeria dopo il suicidio di un rifugiato

Questa mattina si è tolto la vita un migrante della Guinea ed è scattata una rivolta nel centro di accoglienza

Sassi lanciati contro gli operatori, grate di ferro piegate e porte abbattute hanno caratterizzato una mattinata di caos nel Centro di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) di Ponte Galeria, alle porte di Roma. La scintilla che ha innescato la violenza è stato il tragico suicidio di un giovane migrante di 22 anni, originario della Guinea.

Il giovane è stato trovato impiccato all’alba da un responsabile di settore della polizia all’interno della struttura. Nonostante i tentativi di rianimazione da parte di un’infermiera del presidio medico, la vita del migrante si è spenta troppo rapidamente. Il 22enne era giunto al CPR solo dieci giorni prima e attendeva l’espulsione.

La sua storia era già segnata da una serie di eventi traumatici, essendo stato trasferito dal centro di accoglienza di Trapani a seguito di un incendio nel complesso. L’atmosfera nel CPR di Ponte Galeria si è fatta immediatamente tesa, dando luogo a manifestazioni di rabbia da parte degli altri migranti presenti.

Gli scontri hanno coinvolto lanci di sassi contro gli operatori del centro, con grate di ferro divelte e porte abbattute nel tentativo di esprimere il dissenso e la frustrazione nei confronti delle condizioni di detenzione e delle politiche migratorie. Il culmine della protesta è stato il tentativo di incendiare un’auto della polizia, segno di una tensione crescente e di una disperazione diffusa tra i migranti.

Le autorità sono intervenute per sedare la situazione, ma la violenza ha evidenziato la fragilità del sistema di accoglienza e l’urgente necessità di rivedere le politiche migratorie. Il suicidio del giovane migrante è diventato il simbolo di una situazione critica che richiede un approccio umano e compassionevole, oltre a una riflessione approfondita sulle condizioni all’interno dei centri di detenzione per migranti.

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