Roma: all’Alfieri stop a shorts e canottiere a scuola

Il preside invita ad abbigliamento coerente

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“Si invitano le famiglie ad aiutare i docenti a far comprendere agli alunni che la scuola e’ un ambiente educativo, nonche’ un luogo istituzionale che merita adeguata considerazione ed un relativo coerente abbigliamento, e che tale attenzione nulla toglie alla propria liberta’ di espressione”.

L’ultima circolare in ordine di tempo in tema di abbigliamento scolastico l’ha scritta il preside dell’Alfieri, a Roma, il professor Marco Pintus, uomo amato dai suoi studenti, considerato saggio e di larghe vedute, non certo un bacchettone. Un tema dress code nelle scuole indubbiamente c’e’ se si moltiplicano le circolari che impongono un dress code “consono” all’ambiente scolastico, proprio in questi giorni in cui la calura sembra quella tipicamente estiva.

Un’indagine di Skuola.net su 1.500 alunni di scuole medie e superiori mostra che complessivamente piu’ della meta’ delle ragazze e dei ragazzi devono sottostare a qualche forma di “divieto”, da parte della scuola, sul vestiario estivo. Per quanto riguarda Shorts, minigonne, bermuda e calzoncini, lo “stop” alle gambe in bella vista investe addirittura il 60%. Gli istituti sono, invece, leggermente piu’ clementi per quanto riguarda top, canottiere e tutti quegli indumenti che lasciano scoperta la parte superiore del corpo, sebbene anche questa categoria sia “vietata” per 1 su 2.

Neanche i piedi troppo esposti sono pero’ tollerati tra i banchi: quasi il 70% degli studenti non potrebbe assolutamente indossare calzature da tempo libero. Il condizionale e’ d’obbligo. Perche’, poi, qualcuno che infrange deliberatamente le regole c’e’. Per quanto riguarda spalle, pancia e schiena, circa 1 su 5 le scopre senza curarsi di circolari e prescrizioni. Piu’ di 1 su 10 infrange le regole su pantaloni corti e gonne, presentandosi in classe come meglio crede. Molti meno (6%) azzardano sandali, infradito o ciabatte da mare. A questi, inoltre, vanno aggiunti quelli che per loro fortuna sono liberi da regole: il 15% mostra tranquillamente le gambe in classe proprio perche’ niente glielo impedisce; il 29% per lo stesso motivo mette serenamente top e canottiere, il 4% tiene spesso e volentieri le estremita’ inferiori in tenuta da spiaggia.

Un’eterna lotta, quella che riguarda l’abbigliamento piu’ o meno adeguato da tenere dentro scuola (ma anche fuori), che da generazioni vede contrapposti giovani e adulti. Ma che spesso vede in questi ultimi dei cattivi esempi. Se, infatti, si chiede agli studenti se i professori, complici le alte temperature, vanno a scuola vestiti eccessivamente “succinti”, quasi la meta’ (47%) risponde affermativamente: il 28% dice che sono solo pochi docenti a presentarsi con vestiti che mostrano un po’ troppo, il 19% punta il dito contro la maggioranza degli insegnanti. Resta il fatto che l’imposizione di un dress code adeguato alla scuola e’ qualcosa di indigesto agli studenti.

Ma non in modo cosi’ netto: solamente il 13% e’ assolutamente contrario. Molti di piu’ (35%), pur schierandosi contro i divieti, chiedono ai compagni di “collaborare” per evitare sanzioni e interventi dall’alto. Mentre il 40% si dice d’accordo con un minimo di regolamentazione ma, al tempo stesso, gradirebbe che ci sia un po’ di flessibilita’ da parte di docenti e dirigenti scolastici, specie quando fa molto caldo. E c’e’ anche chi, in controtendenza, ritiene sacrosanto che la scuola metta delle restrizioni: a pensarla cosi’ e’ il 12% degli studenti intervistati.

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