Mentre tutta l’attenzione è rivolta al “pericolo giallo”, ovvero al coronavirus che dalla lontana Cina è approdato anche a Roma, nella Capitale, almeno finora, le elezioni suppletive per la Camera dei Deputati che si terrano domenica 1 marzo nel Collegio passano quasi inosservate.
Eppure il test che interesserà circa 160.000 romani non è di poco conto, anche per il calibro di uno dei candidati, ovvero Roberto Gualtieri (Pd), ministro dell’Economia nel governo giallo-rosso. Le elezioni, come è noto, si sono rese necessarie dopo le dimissioni di Paolo Gentiloni, qui eletto per il centrosinistra nelle ultime consultazioni politiche del 2018, diventato Commissario europeo agli Affari Economici.
Sulla carta, Gualtieri non dovrebbe avere problemi.
Due anni fa, infatti l’ex presidente del Consiglio, pur in un momento di crisi del Pd e del centrosinistra, fu eletto con 48.508 voti (il 42,05%) sbaragliando i due avversari più forti: Luciano Ciocchetti (Noi con l’Italia-Udc) che con il centrodestra prese 35.540 suffragi (pari al 30,81%) e Angiolino Cirulli (M5S) che si fermo’ a 19.363 voti, ovvero in percentuale al 16,79%.
Oggi, rispetto a due anni fa, il ministro dell’Economia può contare su un centrosinistra più ampio, perché della coalizione che lo appoggia fa parte anche LeU, che nel 2018 presentò un proprio candidato, Filippo Miraglia, che raccolse 5.973 consensi, pari al 5,18 per cento.
Appare invece più debole la candidatura pentastellata di Rossella Rendina, sia per la crisi che sta attraversando il Movimento, fondato da Beppe Grillo, sia perché proviene dal litorale romano e, quindi, appare un po’ avulsa dai quartieri interessati alla consultazione.
L’unico che potrebbe dare fastidio a Gualtieri è il candidato del centrodestra, Maurizio Leo (FdI), avvocato ed esperto in materia fiscale, che è stato assessore al Bilancio ed allo Sviluppo economico nella giunta Alemanno dal giugno 2009 a gennaio 2011, e più volte deputato.
Sarà quindi una lotta a due, con i cinquestelle che possono solo sperare in un freno dell’emorragia intera che ha contraddistinto finora tutte le prove elettorali che si sono tenute dopo le elezioni politiche del 2018 che vide il loro trionfo.
Ed è soprattutto la sindaca Virginia Raggi a confidare in un segnale in controtendenza rispetto alle consultazioni precedenti anche perché il voto è per il rinnovo del consiglio comunale e per il nuovo sindaco (il suo mandato scade a giugno del prossimo anno).
Per ciò che concerne i quartieri interessati, come detto, sono quelli di Roma centro, ovvero: i rioni Monti, Trevi, Colonna, Campo Marzio, Ponte, Parione, Regola, Sant’Eustachio, Pigna, Campitelli, Sant’Angelo, Ripa, Borgo, Esquilino, Ludovisi, Sallustiano, Castro Pretorio, Celio, San Saba, Testaccio, Trastevere, Prati ed i quartieri Trionfale, Flaminio, Della Vittoria. Come detto, i cittadini chiamati al voto sono circa 160.000, il che equivale ad una via di mezzo tra due città come Bergamo e Reggio Calabria.
Quello del primo marzo è un test di particolare importanza, atteso con curiosità dagli osservatori politici perché il voto sarà interpretato in diversi modi dopo le consultazioni regionali di fine gennaio in Emilia-Romagna e Calabria che hanno dato due esiti diversi (la prima rimasta al centrosinistra dove invece Matteo Salvini puntava a conquistarla per dare una spallata all’esecutivo, la seconda passata al centrodestra con ampio margine).
Non mancherà infatti chi considererà il voto come un giudizio sulla politica economica del secondo governo Conte della quale Gualtieri è il più autorevole rappresentante visto il ruolo che riveste.
Una sua, improbabile, bocciatura da parte degli elettori romani desterebbe molto scalpore e potrebbe essere destabilizzante per l’attuale compagine governativa.