Roma: confisca beni al clan dei Casamonica, oltre 3 mln tra ville e argenti

Il 16 giugno 2020 era stato eseguito il sequestro dei beni disposto dal tribunale in concomitanza con l'esecuzione delle ordinanze di custodia cautelare di 20 aderenti all'associazione mafiosa

Ammonta a oltre tre milioni di euro il patrimonio sequestrato stamattina dalla divisione anticrimine della questura di Roma a due uomini appartenenti al clan dei Casamonica, Giuseppe Casamonica, 75 anni e suo figlio Guerrino, detto Pelè di 54 anni.

La confisca ha riguardato quattro proprietà immobiliari, tra cui una villa in via Roccabernarda 8 a Roma, affidata in uso all’Azienda pubblica servizi alla persona “Asilo Savoia” e una in via Flavia Demetria 90, residenza storica del clan Casamonica, affidata alla Fondazione Pangea Onlus, e una villa a Monterosi, provincia di Viterbo, assegnata per finalità sociali all’amministrazione comunale. Ma non solo, a finire sotto confisca anche argenteria, elettrodomestici, mobili, un’auto e le disponibilità in vari istituti di credito.

Il 16 giugno 2020 era stato eseguito il sequestro dei beni disposto dal tribunale in concomitanza con l’esecuzione delle ordinanze di custodia cautelare di 20 aderenti all’associazione mafiosa denominata “clan Casamonica” facenti capo proprio a Giuseppe e Ferruccio Casamonica, tutti fortemente indiziati di usura e di esercizio abusivo del credito, con conseguenti estorsioni e intestazione fittizia di beni. A termine del procedimento, confermando quanto disposto con il provvedimento cautelare, è stato emesso il decreto di confisca dei beni. Contestualmente, sul piano soggettivo è stata provata la pericolosità del clan e applicata la misura personale della sorveglianza speciale di polizia con obbligo di soggiorno nel comune di residenza, per la durata di tre anni. Rigettati tutti i ricorsi presentati, la Corte d’Appello ha confermato la confisca nonché l’applicazione delle misure nonché l’applicazione delle misure. Giuseppe e Guerrino Casamonica, sono stati condannati anche al pagamento delle spese processuali e al versamento della somma di 3.000 euro in favore della cassa delle ammende.

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