Caterina Ciurleo ha perso la vita perché si è trovata, a sua insaputa e suo malgrado, nel bel mezzo di un agguato, una sorta di caccia, tra spacciatori. È quanto emerge leggendo l’ordinanza con la quale il Giudice per le indagini preliminari del tribunale di Roma, Paolo Scotto Di Luzio, ha disposto l’arresto per due giovani, Adrian Stefan Ionta, 24 anni, nato in Romania, e Mirko Aiyoub Guidoum Infante, 23enne nato a Roma. Oltre agli arrestati c’è un indagato, è un 27enne nato a Bologna. Tutti e tre devono rispondere dell’omicidio di Caterina Ciurleo e del tentato omicidio della donna che le era seduta accanto. I due arrestati, secondo gli inquirenti, il 23 maggio scorso, in via Don Primo Mizzolari a Ponte di Nona, erano a bordo della Fiat 500 rossa da cui sono partiti cinque colpi di pistola; uno di quelli ha colpito e ucciso l’82enne che viaggiava sulla Smart insieme a un’amica. A sparare, secondo gli investigatori della Squadra mobile che hanno condotto le indagini, sarebbe stato Guidoum Infante, che annovera precedenti per droga, mentre a guidare era Ionta che ha precedenti di vario genere.
Dalle immagini registrate dalle telecamere della zona è emerso che la Fiat 500 con i due – o forse i tre – indagati a bordo, stava percorrendo da tempo “il quadrilatero di strade tra via Mazzolari, via Usai, via Luthull, via Prenestina” come se fossero in attesa di qualcuno. E infatti stavano aspettando una Polo. I colpi “sono stati esplosi – scrive il Gip – in concomitanza al passaggio della Volkswagen bianca” e questo “induce del tutto fondamentalmete a ritenere che gli ignoti occupanti di quella vettura siano stati il reale obiettivo dei colpi sparati in numero di 5 almeno”. L’indagine è durata circa due mesi e riconduce l’agguato a una possibile lite tra Guidoum e Ionta con uno spacciatore albanese. Le intercettazioni telefoniche hanno permesso di collegare Ionta al fatto. Durante una intercettazione, infatti, la fidanzata raccontava a un’amica: “Amo’, un amico suo e lui, in macchina, hanno sparato a una signora pe’ sbaglio ed è morta”. Nel prosieguo della telefonata la donna riferisce all’amica che Ionta ha espresso il desiderio “di creare una famiglia insieme” ma che lei gli ha ribadito che “soprattutto adesso che si trova in questa situazione non ha alcuna intenzione di avere rapporti con lui”.
“Non ci sono dubbi – scrive quindi il Gip – sulla capacità offensiva della condotta che si è concretizzata nell’uccisione di una persona che viaggiava sulla vettura che, suo malgrado, si è trovata sulla traiettoria dei proiettili”. Aggiunge il giudice che “l’esplosione ripetuta a breve distanza di più colpi rende in sé evidente il dolo del delitto di omicidio irrilevante l’imperia balistica dello sparatore”. Inoltre “si è trattato di una vera e propria caccia protrattasi per un tempo del tutto apprezzabile, senza che gli indagati abbiano mai desistito dal proprio intento”. Il Gip, nel motivare la sua decisione scrive anche: “Il fatto è di inaudita gravità dal momento che gli indagati non hanno esitato a sparare numerosi colpi d’arma da fuoco, in pieno giorno, a volto scoperto e sulla pubblica via, per risolvere una bega con un tossicodipendente albanese”.