Il Covid caratterizza il fenomeno del randagismo a Roma. I volontari animalisti di varie associazioni romane non rilevano un sostanziale aumento degli abbandoni, ma il peggioramento delle condizioni in cui vengono trovati i cani abbandonati. “Crediamo che a causa delle ristrettezze dovute al Covid sono aumentate le persone che, anziché sostenere le spese per cure veterinarie, preferiscono abbandonare i loro animali malati o feriti”. Lo dichiara l’animalista Giuseppe Villirillo, presidente dell’Associazione volontari canili Porta Portese (Avcpp). Diverse le circostanze che portano l’attivista animalista a sostenere questa tesi. “Ci capitano – dice – tanti animali feriti o da curare. Tra questi Baldo, un grosso gatto trovato in via Baldo degli Ubaldi che aveva infezioni ad entrambi gli occhi tanto che è stato necessario operarlo per asportare i bulbi oculari. Se presa in tempo l’infezione non sarebbe andata avanti e con una cura si sarebbero salvati entrambi gli occhi. Il suo proprietario, però, ha preferito abbandonarlo. Oggi, dopo le cure e l’intervento a cui lo abbiamo fatto sottoporre, è ospite di una volontaria in attesa di adozione”.
Stesso discorso anche per Gilda, una cagnetta di piccolissima taglia il cui proprietario “la manteneva legata ad una catena in campagna con una grossa vescica sull’addome. L’uomo non poteva curarla e per questo ce l’ha affidata. Oggi è in attesa anche lei di un’adozione. Semplici cure mediche che, però, comportano spese e i proprietari spesso lasciano correre arrivando a situazioni estreme e poi abbandonando gli animali”. Il problema degli abbandoni di animali malati è confermato anche nella zona periferica della provincia romana da Giulia Negri, dell’associazione animalista Franca Valeri che opera nella zona del lago di Bracciano a Trevigliano Romano. “Il problema degli abbandoni c’è sempre stato – dice – quello che sembra aumentare è la trascuratezza con cui gli animali vengono tenuti e poi abbandonati. Chi si prendeva cura dei propri animali prima del Covid continua a farlo comunque, ristrettezze o non ristrettezze – sottolinea – e se hanno difficoltà, piuttosto che abbandonarli ci chiedono aiuto. Chi invece li trascurava prima, adesso li trascura maggiormente”.
“Il vero problema, a nostro avviso, sono le colonie feline cadute in completo abbandono”. Lo dice un’altra animalista, Emanuela Bignami, presidente della sezione di Ostia della Lega Nazionale per la difesa del cane. Secondo la sua opinione “stiamo pagando i tre mesi della sospensione delle sterilizzazioni a causa del blocco per il Covid della prima fase. Mesi senza sterilizzare le gatte hanno permesso due cicli di cucciolate non controllate che, insieme ai gatti abbandonati di recente, hanno rinfoltito le colonie arrivando fino a farne creare di nuove”. I riflessi del Covid sulle condizioni economiche delle famiglie si ripercuotono anche sugli animali. “Qualche girono fa siamo stati contattati da un uomo che ha perso il lavoro e, a causa anche di altri problemi familiari, ha dovuto vendere la casa con relativo giardino e optare per un monolocale che non gli permetteva di mantenere i suoi due cani. Una settimana fa, invece, siamo riusciti finalmente a dare in affidamento due cuccioli il cui proprietario è morto a maggio in ospedale per covid. Nina e Roky hanno finalmente nuovi padroni”. Restano ancora da adottare quattro gatti adulti “che erano di proprietà di una donna residente nella zona Eur morta per Covid la settimana scorsa”. La sua associazione si occupa anche di una emergenza sottaciuta, quella di portare a spasso i cani di proprietà delle famiglie costrette alla quarantena. “Loro, i cani, devono comunque uscire per la sgambata e i bisogni – dice Bignami -. La protezione civile ci segnala i casi e noi, due volte al giorno, ci occupiamo di questa necessità in maniera gratuita”.