Il sostegno ad Hamas, gli slogan contro Israele e il governo italiano ma anche contro l’Anpi, l’Associazione nazionale partigiani, ritenuta responsabile di non aver messo alla porta la Comunità ebraica in occasione delle celebrazioni del 25 aprile scorso per la Festa della Liberazione, quando si sono verificate tensioni e lanci di oggetti in piazzale di Porta San Paolo. Oggi 5 mila persone, secondo i dati forniti dalla Questura, tra fumogeni, kefiah e striscioni, hanno sfilato tra le strade della Capitale, blindate dopo gli scontri di sabato scorso. Sulla folla è stata sventolata una grossa bandiera della Palestina, insieme a quelle di organizzazioni come l’Arci, Potere al popolo e Cambiare rotta. Tra i manifestanti, in testa al corteo, anche il presidente della Comunità palestinese di Roma e del Lazio, Yousef Salman. “Siamo in piazza per dire no a questa maledetta guerra e sì alla pace” e “mi spiace che non lo abbia fatto la comunità ebraica di Roma, a differenza di altre comunità ebraiche come quella inglese o americana, per dire no alla guerra”, ha detto. Il corteo, al grido di “Free Free Palestine” ha sfilato per le vie della città. Ad aprirlo lo striscione: “Stop al genocidio del popolo palestinese, stop al massacro in Libano, Palestina Libera”. Chiuse le vie attraversate dai manifestanti, con conseguenti ripercussioni sul traffico: piazza di Porta San Paolo, viale della Piramide Cestia, piazza Albania, viale Aventino, piazza di Porta Capena, via di San Gregorio, via Celio Vibenna, piazza del Colosseo, via Labicana, via Merulana e via dello Statuto.
Numerosi gli slogan urlati contro gli Stati Uniti, l’Unione Europea, il presidente di Israele, Benjamin Netanyahu, il governo italiano e la premier Giorgia Meloni, come non sono mancati i cori rivolti alla comunità ebraica: “Sionisti peggio dei nazisti”, hanno gridato alcuni attivisti, facendo riferimento al numero dei morti a Gaza e a quelli nei campi di sterminio. Tra i cartelli mostrati dai manifestanti: “Con Hamas fino alla vittoria”. Davanti alla sede della Fao, dove sono state temporaneamente rimosse le bandiere dei Paesi del mondo afferenti all’organizzazione, a seguito dei danneggiamenti durante altre manifestazioni, dalla folla si è alzato un coro: “Vergogna, vergogna”. Poco dopo in via Labicana, a pochi passi dal Colosseo, il corteo è stato raggiunto da una delegazione dell’Anpi che sventolava bandiere della pace. “Non vogliamo le bandiere della pace – ha urlato un’attivista – non venite ai nostri cortei con queste bandiere, perché noi non vogliamo la pace, vogliamo la libertà, non vogliamo stringere le mani a Israele. L’Anpi e le altre associazioni lo scorso 25 aprile hanno espresso solidarietà alla comunità ebraica, mentre noi venivamo colpiti con barattoli e scatole”. A quel punto i manifestanti hanno fatto sapere che, per il prossimo 25 aprile, tenteranno di impedire la partecipazione della comunità ebraica alle celebrazioni: “Il prossimo 25 aprile saremo a piazzale Ostiense per impedire che la Comunità ebraica stia lì, perché quella piazza è nostra”. Mentre il corteo sfilava davanti al Colosseo, stati accesi fumogeni di vari colori.