Individuare chi ha “messo in giro” il video della furibonda lite avvenuta in strada, a Frosinone, il primo giugno scorso che hanno portato alle dimissioni da capo di Gabinetto del Campidoglio, Albino Ruberti. A questo punterebbe l’indagine della procura ciociara che, invece, sarebbe pronta a chiedere l’archiviazione della tranche del procedimento legata alle minacce e alle “parole grosse” volate nel corso dello scontro verbale. Un litigio immortalato da un residente con un cellulare, dalla finestra della propria abitazione, e che sarebbe stato proposto prima ad alcuni esponenti del centrodestra locale e poi ad un giornale che ne ha pubblicato i contenuti. Oggetto degli strali, urlati, di Ruberti i fratelli Francesco De Angelis candidato del Pd (poi ritiratosi) e il fratello Vladimiro, broker assicurativo.
“Io li ammazzo. A me non me dicono ‘io me te compro'”. E ancora “do cinque minuti pe’ venire a chiedeme scusa in ginocchio”. Alla lite, avvenuta a poca distanza da un ristorante, presenti anche Adriano Lampazzi, un collaboratore dell’assessore, e la sua compagna, ovvero la donna di cui si sentono le urla nel video. Poi Sara Battisti, consigliera regionale del Pd, originaria di Frosinone, nonche’ compagna dell’ex capo di Gabinetto. La bufera che scateno’ il video porto’, a stretto giro, alle dimissioni di Ruberti ma anche Francesco De Angelis decise di fare un passo indietro ritarando la sua candidatura in uno dei collegi plurinominali di Roma per la tornata elettorale del 25 settembre.
Nelle scorse settimane i pm di Frosinone, che sulla vicenda mantengono il piu’ stretto riserbo, hanno ascoltato tutti i “protagonisti” della lite e, in base a quanto trapela, non avrebbero riscontrato profili per proseguire nell’attivita’ di indagine. Gli accertamenti, quindi, si starebbero indirizzando su chi ha diffuso il video shock che, come scrive oggi il Messaggero, sarebbe stato usato per creare scandalo e portare ad un terremoto politico. Chi indaga vuole capire come sia avvenuto il passaggio tra chi ha effettuato le “riprese” e i soggetti, che potrebbero finire nel registro degli indagati, che hanno offerto il materiale in prima battuta agli esponenti del centrodestra che pero’ rifiutarono la proposta.