Otto anni di carcere. E’ la condanna per Pietro Genovese, il giovane che, nel dicembre dello scorso anno, investì e uccise Gaia Von Freymann e Camilla Romagnoli, in Corso Francia, a Roma. Nel processo, con rito abbreviato, che prevede lo ‘sconto’ di un terzo della pena, il pm Roberto Felici aveva chiesto una condanna a 5 anni. Una provvisionale di 180 mila euro in favore di ciascun genitore di Camilla e Gaia è stato, inoltre, disposto dal gup di Roma Gaspare Sturzo.
Subito dopo la sentenza, nell’aula bunker di Rebibbia, le lacrime del 21enne, che nel Corso del procedimento si era detto “distrutto” per quanto accaduto.
Grande commozione tra i genitori delle due ragazze, soddisfatti per una sentenza che non ha contemplato il ‘concorso di colpa’ di chi voleva vedere una responsabilità in una mancanza di attenzione da parte delle vittime, che attraversarono la strada di corsa, sotto la pioggia. Dal canto loro, i difensori di Genovese, Franco Coppi e Gianluca Tognozzi, sottolineano che “la sentenza non rispecchia quello che è emerso dagli atti, soprattutto rispetto al rosso pedonale”.
“Comunque tutte le sentenze si rispettano e le motivazioni ci daranno conto del ragionamento del giudice”, aggiungono.
I fatti risalgono alla notte tra il 21 e il 22 dicembre: le due 16enni avevano trascorso una serata con gli amici, alla pista di pattinaggio del vicino Auditorium, festeggiando insieme l’inizio delle vacanze natalizie.
Pioveva, correvano per tornare a casa e il suv, guidato da Genovese, figlio del regista Paolo, andava a velocità sostenuta, quando le travolse, uccidendole sul colpo.
Subito dopo l’impatto, Genovese provò a soccorrere le giovani, ma per loro non ci fu nulla da fare, mentre il ragazzo, sotto shock, venne portato in ospedale per accertamenti e analisi risultando positivo ai test alcolemico tossicologici con un tasso di alcol dell’1,4, tre volte superiore a quello consentito per guidare. In particolare nel caso dei neopatentati, il codice della strada non consente assunzione di alcol per chi guida da meno di tre anni.
A seguito degli accertamenti, l’investitore, difeso dagli avvocati Franco Coppi e Gianluca Tognozzi, finì ai domiciliari, mentre il luogo dell’incidente divenne meta di incontro per gli amici delle due vittime che ancora vi si ritrovavano, in ricordo di Gaia e Camilla, per chiedere giustizia.