“Grazie al rapporto strutturato con l’Ater – dice il prefetto di Roma Matteo Piantedosi riferendosi allo sgombero riuscito a Tor Bella Monaca venerdì scorso- dopo questo primo intervento l’Ater mi ha messo a disposizione ben 60 alloggi”. Lo sottolinea Piantedosi, intervenuto questa mattina all’iniziatica del sindacato di polizia Coisp, riferendosi alla legge regionale che mette a disposizione delle prefetture il 20 per cento degli immobili di edilizia residenziale pubblica.
“Questo perché il prefetto deve tenere anche conto di persone che non sono state intercettate dal sistema che ha generato la lista legale degli aventi diritto alla casa. Nel corso dell’ultimo intervento abbiamo appreso che ci sarebbero ben 260 alloggi Ater su cui ci sarebbero difficoltà. Ho adombrato la requisizione per risolvere altri casi di occupazioni abusive” che costano milioni alla collettività “per via dei risarcimento danni”.
“Faremo ancora interventi a Tor Bella Monaca”, ha poi detto il prefetto di Roma Matteo Piantedosi. “Ne faremo ancora perché ci abbiamo preso gusto, ma non per l’effetto muscolare, ma perché vediamo gli effetti anche sulle sensazioni delle persone” per bene. Operazione di sgombero degli alloggi Ater occupati abusivamente a Tor Bella Monaca effettuati venerdì mattina, non si sarebbe “mai potuto fare se non ci fossero state interlocuzioni per settimane, o forse mesi, di interlocuzione e mediazione con tutti i livelli di governo territoriali ad iniziare da Ater” ha detto Piantedosi.
“Avevamo saputo prima che in quegli appartamenti c’era qualche personaggio che avrebbe meritato un trattamento di un certo tipo”, dice il prefetto riferendosi al capoclan Giuseppe Moccia che occupava con la famiglia uno degli alloggi sgomberati. “Ma ciò nonostante abbiamo preteso, io ed il questore, che ci fosse nell’occasione tutto l’armamentario per mettere a disposizioni di qualsiasi persona avessimo trovato in condizione di vulnerabilità, una alternativa al trascorrere la notte al diaccio dopo l’intervento di sgombero”. Anche in quel caso la partecipazione sollecitata ai cittadini è stata fondamentale. Piantedosi, infatti, dice “dopo un certo numero di episodi” preoccupanti “siamo andati lì a sollecitare la collaborazione dei cittadini onesti per avere indicazioni che si sono rivelate utili. Non ‘soffiate’ – precisa il prefetto – ma perché era utile mettere insieme quelle che erano le legittime aspirazioni della parte sana di quei luoghi; gente che adesso potrà anche nell’idea di uno Stato che c’è”.