Una rappresentanza degli abitanti dei campi rom di Roma ha manifestato in Campidoglio, assieme all’Associazione 21 luglio, per chiedere la chiusura degli insediamenti, dell’ufficio speciale e loro dedicato e la ripresa delle assegnazioni di case popolari alle famiglie che vivono in queste strutture.
“Siamo mamme e papa’, cittadini romani nati e cresciuti a Roma, la citta’ che amiamo e sentiamo nostra. Malgrado tutto in questa citta’ siamo stati chiamati con i nomi piu’ diversi: slavi, nomadi, zingari, rom. Ma soprattutto siamo stati trattati in maniera differente, perche’ considerati cittadini diversi, cittadini di serie B, o meglio di serie Z, perche’ ‘zingari’. Prima siamo stati chiusi in campi chiusi e recintati, lontano dalla citta’. Poi, per la nostra inclusione, hanno inventato Uffici Speciali, hanno impegnato grandi somme di denaro, promosso bandi di gara, creato una rete di associazioni dedicate al nostro inserimento abitativo e lavorativo”, si legge nella lettera aperta presentata oggi in piazza del Campidoglio.
Un appello rivolto alle autorita’ capitoline: “Vogliamo uscire dai ghetti che le passate amministrazioni hanno costruito e mantenuto vogliamo sentirci parte di questa citta’, offrire il nostro contributo per la sua crescita e sviluppo”.
Al termine della manifestazione, una delegazione dei partecipanti e’ stata ricevuta in Campidoglio dalla segreteria del presidente dell’Assemblea Capitolina Marcello De Vito.
“Il fallimento del piano rom e’ certificato dalle stesse persone che avrebbero dovuto beneficiarne. Sono loro stessi a chiedere quanto da tempo sosteniamo anche noi: la fine di politiche speciali, fatte di bandi costosi e azioni senza senso e un’inclusione rafforzata da strumenti ordinari”, commenta il presidente della 21 luglio Carlo Stasolla.