Ritardi consueti, tagli delle corse tra Catalano e Viterbo e un dubbio che aleggia tra le rotaie della Roma-Viterbo: sta per essere smantellato il tratto extraurbano della ferrovia?
È quello che si chiede il Comitato Pendolari Ferrovia Roma Nord a seguito di un trend che starebbe depotenziando – da tempo – il servizio nella parte altra della linea.
“Da circa 3 anni sembra assistere a un sistematico disimpegno da parte del gestore: prima introducendo i famosi “punti di rottura” a Catalano, che non sembra avere nemmeno tutte le dotazioni da “stazione ferroviaria” standard, e a Montebello – spiegano i pendolari – poi introducendo le autocorse sostitutive nel 2017 con il risultato di ridurre ulteriormente l’offerta ferroviaria e andando a intasare di auto e di bus la via Flaminia, che già soffre di suo per il traffico in aumento negli ultimi anni.”
Molti passeggeri temono che la Roma-Viterbo stia ripercorrendo le orme della Roma-Pantano, poi ridotta a Roma-Giardinetti e ora attiva fino a Centocelle.
Il comitato è poi durissimo con la Regione Lazio, colpevole – a loro dire – di aver lasciato nelle mani del Comune di Roma e di Atac una ferrovia di cui resta proprietaria. Ricordano che la Regione Lazio dà ad Atac ogni anno circa 80 milioni di euro per la gestione del servizio, “ma non vediamo riduzioni di importi corrisposti a seguito di riduzione di corse e di km percorsi!” si sfogano i pendolari.
“Per questo procederemo a un ulteriore esposto alle Procure, alla Corte dei Conti e a alle associazioni dei consumatori perché a farci sfilare da sotto il naso il treno Roma Nord in questo modo non ci stiamo, per la tutela del servizio pubblico e dei pendolari che ogni giorno viaggiano – concludono – mentre purtroppo assistiamo al rumoroso sonno perenne dei sindaci dei comuni coinvolti che non hanno capito che perdere il treno significa perdere il collegamento diretto con la capitale e gli altri comuni limitrofi, in ottica di sviluppo del territorio, del turismo e dell’imprenditoria”.