Il rinvio in autunno delle elezioni amministrative posticipa ancora la scelta dei candidati per la corsa al Campidoglio. Non che, finora, ci sia stata la folla di personalita’ pronte a candidarsi – la complessita’ dei problemi di Roma spaventa, gli ultimi sindaci politicamente sono usciti da Palazzo Senatorio con le ‘ossa rotte’ – ma lo spostamento delle urne nella finestra compresa tra il 15 settembre e il 15 ottobre a causa della pandemia di Covid regala agli schieramenti altri sei mesi per organizzarsi. Soprattutto al centrosinistra e al centrodestra.
A Roma si vive una anomalia.
La volonta’ di Virginia Raggi di tentare il bis dopo cinque anni complicati non consente di replicare, almeno al primo turno, l’alleanza tra M5s e Pd che ha sostenuto il secondo governo di Giuseppe Conte. Perche’ i dem non intendono sostenere la sindaca mentre i 5 stelle per ora sono attestati sulla linea tracciata dal fondatore Beppe Grillo con un semplice “aridaje” di sostegno della prima cittadina. La Raggi avrebbe preferito votare a giugno alla scadenza naturale della consiliatura, anche per sfruttare il vantaggio organizzativo sugli sfidanti. La corsa della sindaca e’ gia’ partita da 6 mesi per cercare di vincere le resistenze nel M5s, anche se la ‘fronda’ pentastellata in Campidoglio le chiede comunque di farsi da parte in nome di un candidato unitario del centrosinistra, un anno intero di campagna elettorale pero’ potrebbe logorarla.
Il Pd, disorientato dopo lo scossone dell’annuncio delle dimissioni del segretario Nicola Zingaretti, da mesi e’ a caccia di una candidato di alto profilo. Nelle ultime settimane il nome piu’ gettonato e’ quello di Roberto Gualtieri. In settimana i vertici cittadini dem hanno incontrato l’ex ministro del Tesoro per chiedergli la disponibilita’ a correre, Gualtieri si sarebbe detto onorato della proposta ma avrebbe chiesto altro tempo per riflettere. Vista l’incertezza sulla guida del partito, ogni decisione dovrebbe arrivare dopo l’assemblea dem del 13 e 14 marzo. Restano in corsa anche il leader di Azione Carlo Calenda e alcuni esponenti locali indipendenti che chiedono di fare le primarie, come Tobia Zevi e Giovanni Caudo.
Dopo le dimissioni di Zingaretti voci interne al partito sostenevano che il segretario potrebbe diventare il naturale candidato per il Campidoglio. Nell’estate 2012 la scalata a Palazzo Senatorio era gia’ pronta, poi le dimissioni di Renata Polverini lo hanno dirottato alla guida della Regione Lazio. Ma il diretto interessato ha chiarito subito: “Io faccio il presidente della Regione”. Dove in questi giorni si sta concretizzando l’apertura della giunta del Lazio ai 5 stelle. Una mossa che, in prospettiva, guarda anche alle elezioni amministrative per tentare rafforzare l’alleanza giallorossa.Il rinvio delle urne giova anche al centrodestra, da mesi in cerca di un candidato dal profilo civico, un manager per risollevare la citta’. L’impressione e’ che i partiti della coalizione, che nelle tornate elettorali degli ultimi anni in citta’ aveva guadagnato consensi, vogliano attendere le mosse degli avversari. Nelle ultime settimane era stato opzionato il nome d Andrea Abodi, presidente dell’Istituto del Credito Sportivo, gradito soprattutto a Fratelli d’Italia. Ma la presenza di un candidato politico come Gualtieri nel campo opposto potrebbe cambiare le carte in tavola. “In questo momento nomi forti immediatamente spendibili in citta’ non ne abbiamo, quindi serve un manager di alto profilo”, spiega una fonte interna alla coalizione. Il voto in autunno potrebbe far tornare in voga anche il nome di Guido Bertolaso, che piace alla Lega, che potrebbe essere piu’ libero dall’incarico attuale di coordinare la campagna vaccinale in Lombardia.