L’ubriacatura di sondaggi fanta iperbolici lo ha spinto ai margini della democrazia, risvegliando i partiti dormienti. Renzi in primis
I fans che si sono fatti i ‘’selfie’’ con Matteo Salvini continueranno a credergli. Come continuerà ad amarlo chi non vuole che l’Europa intralci con gli zero virgola la crescita dell’Italia. E soprattutto lo sosterrà chi condivide il blocco dei porti, che lascia gli immigrati a marcire sulle navi dei pirati-ong.
A che cosa mi serve un governo coi cinquestelle– si sarà chiesto Salvini – se basta un torso nudo sulle spiagge e battute sui social per arrivare a conquistare oltre il 40 per cento dell’elettorato?
Tuttavia l’ubriacatura da sondaggio (una delle più pericolose!) gli ha fatto sottostimare i voti acquisiti anche dagli altri partiti, solo un anno e mezzo fa, alle scorse elezioni. E come questi partiti, in particolare Pd e M5S, grazie al sussulto di realismo politico di Matteo Renzi, possano organizzare una nuova maggioranza in Parlamento per i prossimi quattro anni, relegando Salvini e la Lega, all’opposizione.
Nelle prerogative del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, c’è il compito di affidare l’incarico a un esponente politico o della società civile – potrebbe essere scontato che esigenze di discontinuità imponga un nome diverso dal dimissionario Giuseppe Conte – per esplorare la possibilità di formare una maggioranza che lo sostenga, sulla base di un programma credibile fino alla fine della legislatura.
Questo scenario, sia pure non privo di difficoltà e imprevisti, ha per ora più probabilità, rispetto alla pretesa di Salvini di diventare Presidente del Consiglio di un governo che non c’è. Almeno finché non ci sarà una nuova tornata elettorale, che sarà solo Mattarella a decidere dopo aver costatato che un nuovo governo è impossibile.
Ma non potrà certo portare alle elezioni la ‘’piazza’’, come sperato da Salvini, giustamente per questo bollato di irresponsabilità istituzionale da Conte dandogli del ‘’tu’’, al quale il leader della Lega nella replica al Senato ha saputo solo bofonchiare, usando il ‘’lei’’ con parole in libertà in stile social. Che stavolta anche per gli amici più tolleranti, più che marcare la distanza del disegno strategico, non sono apparse adeguate tanto nel merito che nella circostanza.
E certamente più adatte ad essere pronunciate in una discoteca, piuttosto che dagli scranni del cuore della democrazia, che è il Senato della Repubblica Italiana, da un ‘’inadeguato” personaggio anziché da un politico che aspiri alla guida del Paese.