Sciopero nazionale dei medici venerdì 23 novembre

I camici bianchi del Ssn incrociano le braccia per il rinnovo del contratto nazionale fermo da 10 anni. Protestano anche veterinari e dirigenti sanitari

Venerdì prossimo i camici bianchi del Servizio sanitario nazionale (Ssn) incroceranno le braccia per 24 ore e si asterranno dal lavoro medici, veterinari e dirigenti sanitari. Chiedono il rinnovo del contratto nazionale di lavoro fermo da oltre 10 anni.

Ma la protesta rivendica anche finanziamenti adeguati per il Fondo sanitario nazionale e assunzioni per garantire il diritto alla cura e a curare.

Allo sciopero aderiscono tutte le principali sigle sindacali di categoria, incluse le maggiori, Anaao e Fp Cgil Medici.

Oggi il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri ha lanciato un appello a Governo e Regioni perché “convochino le organizzazioni sindacali dei medici e mettano in atto tutte le azioni possibili per scongiurare lo sciopero che- ha spiegato – in sanità è sempre un’anomalia”.

Il 23 novembre sono decine le manifestazioni in programma in tutta Italia mentre a Roma le sigle sindacali hanno organizzato una conferenza stampa per dare voce alle proprie ragioni.

I sindacati di categoria avevano inizialmente proclamato due giornate di sciopero ma la prima, prevista per il 9 novembre, è stata revocata a causa di problemi interpretativi delle norme che regolano il diradamento delle giornate di sciopero in sanità. Per venerdì prossimo, però, la protesta è confermata e sono prevedibili disagi negli ospedali e per i cittadini anche se, come previsto per legge, “sarà garantita la continuità delle prestazioni indispensabili”.

L’agitazione riguarderà, dunque, il personale appartenente alla dirigenza medica, veterinaria, sanitaria, professionale, tecnica ed amministrativa del Ssn. Varie le motivazioni alla base della protesta, a partire dall’insufficienza del finanziamento previsto per il Fondo sanitario Nazionale 2019, in relazione alla garanzia dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) ed agli investimenti nel patrimonio edilizio sanitario e tecnologico. Ma anche il mancato incremento delle risorse destinate alla assunzione del personale della dirigenza medica, veterinaria e sanitaria. Inoltre, l’esiguità delle risorse assegnate al finanziamento dei contratti di lavoro, i ritardi amministrativi nei processi di stabilizzazione del precariato del settore sanitario e il mancato finanziamento aggiuntivo per i contratti di formazione specialistica.

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