E’ duello totale tra Italia e Ue sui conti pubblici. La trattativa con l’Europa parte in salita, con il governo molto preoccupato per i futuri passi sulla procedura e fermo nel contestare le stime della Commissione che ritiene lontane dalla realtà.
Il premier Conte, che ha messo sul tavolo a Bruxelles un ‘pacchetto’ di 5 miliardi di euro per ridurre il deficit, ritenuti non sufficienti dai partner comunitari, assicura che per evitare la procedura d’infrazione farà “di tutto”.
Il capo del Governo, che ha avuto un lungo colloquio con Macron e poi anche con la Merkel e il lussemburghese Bettel, sottolinea di attendersi “fair play” dalla Commissione Ue uscente nei confronti dell’Italia e sostiene che la richiesta di una manovra correttiva sarebbe “ingiusta e inaccettabile”. Mentre Salvini minaccia: “Giù le tasse o me ne vado”.
Intanto Conte – intervistato da Repubblica, Stampa, Messaggero e Mattino – denuncia il rischio che la Commissione giudichi la procedura d’infrazione all’Italia seguendo una interpretazione delle regole “irragionevole”, anzi, peggio, “punitiva” ed esprime il timore di una bocciatura finale.
“È una situazione molto, molto complicata”. La sua, spiega, “non è rigidità. Ho il dovere di chiedere la flessibilità per difendere il mio Paese. Salvando però sempre alcune coordinate concettuali ben chiare. Riteniamo di avere i conti in ordine, siamo sicuri delle nostre ragioni e non siamo disponibili a inseguire delle stime che non rispondono alla realtà”.
“Noi – assicura – conosciamo i conti e conosciamo i flussi di cassa. Mercoledì vareremo l’assestamento che certificherà questi flussi”. “Una cosa sono le regole – continua – , un’altra i numeri. Io sto contestando le loro stime di crescita e sto fornendo una certificazione delle mie stime attraverso l’assestamento. Per quanto riguarda le regole ho aperto una discussione con la mia lettera che è politica. In una famiglia si discute, che dite?”.
Sulla possibilità che Roma abbia sottovalutato la commissione in scadenza, il premier commenta: “E’ una considerazione ambivalente. Non è detto che una commissione che sta andando via abbia una interpretazione delle regole meno rigorosa. Anzi”. E sull’ipotesi che Bruxelles stia facendo pagare all’Italia le frasi di Di Maio e di Salvini osserva: “Sarebbe grave. Perché se si dice che si applicano le regole e poi ci si irrigidisce per frasi o atteggiamenti vuole dire che le regole si applicano per reazioni emotive e punitive. E non va bene”.