Un altro episodio di sessismo a scuola da parte di un docente. Dopo i1 caso del Righi, dove una supplente ha detto a un’alunna «Ma che stai sulla Salaria?» dopo averla sorpresa a fare un video con la pancia scoperta, è polemica per un post su Facebook di un ex prof dello stesso liceo, ora insegnante all’Orazio. «Oggi facciamo una preghiera, anche laica, per tutti quelli che mandano le figlie a scuola vestite come troie», ha scritto due mattine fa, come anticipato su Repubblica, sia su Facebook che su Instagram.
Poi ha reso il profilo privato. Le parole del prof, filologo classico con contratto a termine, hanno fatto scattare ìa protesta. Domani, scrive ‘’La Repubblica ‘’, la preside dell’Orazio, Maria Grazia Lancellotti, lo convocherà per un colloquio. Poi valuterà se e quali provvedimenti prendere. «È una persona competente nelle sue materie, ma mi dissocio completamente dalla frase. Ci sono modi e modi di esprimere un pensiero», dice. «Sono parole inaccettabili», le fanno eco gli studenti, che stanno già pensando a un’azione collettiva.
A maggior ragione se a dirle è un docente, «che dovrebbe istruirci e “aprirci la mente” e invece esprime suoi pensieri sessisti e retrogradi». Anche se su una piattaforma social. Cosi, accerchiato dalle reazioni, il prof ha voluto precisare quanto scritto su Facebook e su Instagram. Si tratta di «pensieri che sono stati oggetto di eccessive reazioni istintive e che sono fonte di facili incomprensioni».
Secondo Mario Rusconi, presidente dell’Associazione nazionale presidi di Roma, le parole del docente dovrebbero portare «alla sospensione dell’insegnamento». E avanza anche l’ipotesi di risvolti penali, visto che «fatti di questo tipo infatti – ragiona Rusconi – hanno una rilevanza forte, un insegnante, uscendo da scuola, non si spoglia del suo ruolo. Inoltre non basta superare un concorso per diventare buoni professori e imparare come si insegna, serve una preparazione specifica che al momento non c’è».
Per Claudio De Santis, segretario Cisl Scuola Lazio, interpellato da ‘’La Repubblica’’, non ci sono i margini per parlare di conseguenze penali, ma anche lui giudica la frase «inopportuna» e considera «il linguaggio sprezzante o volgare di chi è investito della funzione educativa, oltre che culturale» non meno grave della violazione del dress-code da parte di studenti e studentesse.
Il precedente, pochi giorni fa. E muove proprio da una trasgressione del “codice d’abbigliamento”. Il 14 febbraio una supplente è entrata in una classe durante l’ora di buco e ha colto una studentessa a fare un video per TikTok con la pancia scoperta. «Ma che stai sulla Salaria?», le ha detto. Il riferimento a una strada nota per la prostituzione ha fatto scattare la protesta e mercoledì studenti e studentesse si sono presentati a scuola in gonna, top e con l’ombelico scoperto «contro il sessismo nelle scuole».
La preside del Righi, Cinzia Giacomobono, ha avviato l’iter per un provvedimento disciplinare nei confronti della docente. E il 22, per far luce sulla questione, è stata convocata una commissione regionale Scuola ad hoc. Inevitabilmente si parlerà anche della frase choc del docente dell’Orazio, che prima insegnava al Righi.