Serena dopo il violento colpo contro la porta dell’alloggio della caserma di Arce” cadde priva di sensi a causa di alcune fratture craniche ma poteva essere soccorsa”.
E’ questo il passaggio piu’ significativo e impressionante della deposizione resa oggi nel processo in corte d’assise da Luisa Regimenti, medico legale e perito di parte per conto di Armida Mollicone, la zia della studentessa di Arce assassinata a soli diciotto anni nella caserma dei carabinieri nel giugno del 2001.
“Fu lasciata, invece, in queste condizioni per 4/6 ore prima di essere uccisa dal nastro adesivo che gli e’ stato applicato sulla bocca e sul naso provocandone il soffocamento”, prosegue il medico.
Per questa vicenda sono imputate cinque persone: il maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, ex comandante della stazione di Arce, la moglie Anna Maria, il figlio Marco, il maresciallo Vincenzo Quatrale e l’appuntato Francesco Suprano. I Mottola e Quatrale sono accusati di concorso in omicidio e Suprano di favoreggiamento.
Secondo la consulente di parte civile la morte della Mollicone avvenne “tra le ore 15 e le 19” del primo giugno di 21 anni fa. Nel corso del suo intervento in aula Regimenti, a chi delle difese le faceva notare che i segni trovati sullo stipite della porta sono a 150 cm da terra e quindi ad una altezza superiore a quella della vittima, ha risposto che quel giorno “Serena indossava delle scarpe con un tacco di 3 cm e una soletta interna: complessivamente cinque centimetri in piu’ di altezza”.
In aula anche tre testimoni con accompagnamento coatto dei carabinieri.