Sessant’anni fa il primo uomo andò nello spazio, Juri Gagarin

Era il 12 aprile del 1961 e da una postazione in Kazakistan, il russo Juri Gagarin scriveva la storia

Quell’aprile si incendiò
Al cielo mi donai
Gagarin, figlio dell’umanità

E la terra restò giù
Più piccola che mai
Io la guardai, non me lo perdonò

 

 

Non tutti sanno che il grande cantautore romano Claudio Baglioni ha dedicato una delle sue canzoni più belle a un cosmonauta russo che sessant’anni fa raggiungeva lo spazio. Non era un viaggio qualunque, ma la prima volta che un uomo lasciava la terra e si lanciava nell’immensità dello spazio. Non si trattava di un uomo qualunque ma di Juri Gagarin, un astronauta sovitico che a sette anni dall’invio di animali nello spazio e a quattro anni dal lancio dello Sputnik (non il vaccino, ma il primo satellite artificiale mandato in orbita intorno alla Terra, senza presenze umane al suo interno) compiva l’impresa del secolo. Erano i tempi della Guerra Fredda e un “colpo” sovietico di questo genere non lasciò indifferente il mondo e i suoi equilibri geopolitici.

Il 12 aprile 1961, presso il cosmodromo di Baikonur, in Kazakistan, veniva dunque lanciata Vostok 1. Erano le 9,00 di mattina – il viaggio sarebbe durato appena due ore – e appena giunto nello spazio il 27enne Gagarin pronunciò una frase che sarebbe rimata nella storia: “vedo la terra. È blu!”. Dopo il volo di Gagarin – sempre in “orbita” URSS – nel 1963 fu la volta della prima astronauta donna, Valentina Tereshkova, mentre due anni più tardi il cosmonauta Aleksei Leonov fu il primo a uscire dalla nave spaziale e a fare un’attività extraveicolare.

La storia di Juri Gagarin finì il 27 marzo 1968, a soli sette anni dalla grande impresa e a soli 34 anni d’età, per un incidente aereo avvenuto a bordo di un caccia che è ancora avvolto nel mistero.

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