Sindaci: grandi manovre per la battaglia di Primavera

Roma, come Milano, Napoli e Torino, si preparano all’elezione del primo cittadino. Prove di accordi Pd - M5s.

Mentre ancora non si è spenta l’eco delle elezioni regionali che hanno visto un M5s salomonico pareggio 3 a3 tra centrosinistra e centrodestra, con entrambi gli schieramenti a cantare vittoria (il primo per aver perso solo una regione, le Marche, il secondo per averla conquistata), ed in attesa dei ballottaggi che interesseranno molti comuni il prossimo 4 ottobre (nel Lazio Rocca di Papa, Ariccia, Genzano di Roma, Fondi, Terracina, Civita Castellana), sono già aperte le grandi manovre per quella che si annuncia come una battaglia Capitale, ovvero l’elezione del sindaco di Roma, che si svolgerà nella tarda primavera del prossimo anno.

Come è noto, ai nastri di partenza, al momento, si trova solo Virginia Raggi, sindaco uscente, che intende proseguire la sua attività con la fasciia tricolore, ma il risultato deludente ottenuto dal M5S nel voto regionale sta spingendo molti settori grillini a spingere per un alleanza con il Pd nella prossima consultazione amministrativa. ‘’Il M5s – afferma Roberta Lombardi in una intervista a ‘’La Repubblica’’ – dovrà fare una scelta di campo e il campo è chiaramente quello progressista’’.

Oltre Roma, sono interessate alla elezione del primo cittadino anche Milano, Napoli e Torino. Luigi di Maio lo ha detto espressamente commentando il risultato del voto (“noi come M5S dobbiamo essere in grado di aggregare e non di escludere – ha detto aggiungendo che “c’è chi alle comunali ha provato a mettere insieme delle coalizioni e ora sta andando ai ballottaggi”). Un chiaro messaggio alle altre forze di governo ed in particolare al Pd.

Nicola Zingaretti, d’altronde, da tempo sostiene la necessità di estendere anche nelle regioni e negli enti locali gli accordi che hanno portato alla nascita ed al sostegno del governo Conte bis. Quindi Di Maio sfonda una porta aperta. In particolare, nella nostra regione, il leader del Pd nella sua veste di “governatore” del Lazio, ha instaurato un buonissimo rapporto con i cinquestelle e con la loro capogruppo Roberta Lombardi.

Dunque le strada per un’intesa sul Campidoglio non sembra irta di ostacoli, anche se c’é di mezzo la candidatura della Raggi, che il Pd ha sottoposto in questi anni a duri attacchi e che mai (anche se in politica “mai dire mai”) potrebbe accettare di sostenere nella corsa a sindaco.

Certo è che il centrodestra a Roma è forte e che non ripeterà l’errore di dividersi come nelle precedenti elezioni comunali. In questo contesto, le strade per Pd e M5S sono due: o presentarsi in una unica coalizione a sostegno di un candidato gradito ad entrambi (il che significherebbe per i pentastellati sacrificare Virginia Raggi), oppure presentarsi divisi al primo turno, ognuno con il proprio candidato, con l’impegno di appoggiare nel ballottaggio con il centrodestra quello dei due che vi approderà.

Tutte e due le strade contengono però dei pericoli non di poco conto. Nella prima ipotesi potrebbe accadere che la Raggi non accetti di farsi da parte e decida di concorrere con l’appoggio di liste civiche (il che provocherebbe una dura spaccatura tra i cinquestelle, già adesso alle prese con profonde contrapposizioni, vedi Alessandro Di Battista). La seconda nasconde l’insidia dell’astensionismo da parte dei sostenitori del candidato non approdato al ballottaggio.

Ad ostacolare comunque il piano (se un piano esiste) c’è il mancato rimpasto di governo che avrebbe dovuto vedere l’ingresso di Zingaretti nell’esecutivo come vicepremier. L’ipotesi è stata nettamente respinta da Giuseppe Conte. Inoltre, lo stesso leader del Pd è restio ad abbandonare la guida della regione, che significherebbe scioglimento del consiglio regionale e nuove elezioni.

Niente garantirebbe che il Lazio restasse nell’ambito delle cinque regioni che il centrodestra non governa. Neppure un accordo con i cinquestelle. A rendere più complicato il quadro c’è poi l’intreccio con le altre elezioni comunali a Milano, Napoli e Torino. Per avere candidati comuni bisogna decidere con il bilancino, ovvero ripartire tra le varie forze politiche che sostengono il governo gli aspiranti-sindaco.
Impresa sempre difficile.

In conclusione, da qui a Natale e Capodanno, assisteremo a Roma a grandi manovre non solo tra Pd e M5S, ma anche nel centrodestra dove la Lega di Matteo Salvini e FdI di Giorgia Meloni non hanno ancora le idee chiare sul da farsi.

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