Sindaco Roma: Arriva Calenda, Centrodestra ancora al palo

La candidatura di Calenda spiazza il centrosinistra, ma ancora sott’acqua la scelta di Salvini, Meloni e Berlusconi

Nella corsa per il Campidoglio che si svolgerà nella prossima tarda primavera per ora ci sono solo due concorrenti: la sindaca uscente Virginia Raggi, M5S, e Carlo Calenda, fuoriuscito dal Pd per fondare “Azione”, il quale confida di riunire intorno a sé tutte le anime del centrosinistra. Il Pd di Nicola Zingaretti dovrà prendere una decisione al più presto, ovvero se puntare su un proprio candidato o se confluire sul suo ex esponente. Una scelta non facile che, probabilmente, sarà presa dopo gli Stati Generali dei cinquestelle nel corso dei quali dovrebbe essere assunta anche una decisione sulla stipula o meno di alleanze con il Partito Democratico in vista delle comunali del prossimo anno che, oltre Roma, interesseranno anche altre grandi città come Milano, Napoli e Torino.

E il centrodestra? Una decisione dovrebbe essere presa entro novembre, ma per ora tutto tace perché scegliere un candidato comune per compiere la scalata al Campidoglio non è facile (nelle scorse amministrative i partiti della coalizione si presentarono in ordine sparso fallendo il ballottaggio che portò alla larghissima vittoria della Raggi)). Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi non vogliono ripetere quell’errore e quindi stanno lavorando “sott’acqua” per una decisione che non solo soddisfi tutti e tre i partiti del centrodestra, ma che possa puntare al successo.

In base ai sondaggi effettuati dopo la discesa in campo di Calenda, che hanno messo a confronto varie possibilità di ballottaggio, il leader di “Azione” sarebbe perdente solo con la Meloni. Da qui un “garbato” pressing degli alleati nei confronti della massima esponente di FdI perché si candidi a sindaco di Roma. Molti gli interessi in campo. Il primo, sicuramente, è rappresentato dalla conquista della Capitale che darebbe nuovo smalto alla coalizione dopo aver fallito in parte l’ultima tornata regionale (si confidava infatti molto sulla vittoria in Puglia che appariva possibile ma che non c’è stata). In secondo luogo sarebbe molto gradita a Salvini che vede con un certo timore la continua crescita nei sondaggi politico-elettorali di FdI e del gradimento presso gli italiani della Meloni. “Confinare” a Roma, ovvero in una sfera locale per quanto prestigiosa, la sua “alleata” ma anche antagonista, significherebbe per il segretario del Carroccio rendere più sicura la sua leadership sull’intero centrodestra.

Pressing garbato, quindi, che Giorgia Meloni ha cortesemente respinto perché vuole continuare ad operare politicamente sia in area nazionale che internazionale (a fine settembre è stata eletta presidente del Partito dei Conservatori e Riformisti europei, in sigla Ecr). Quindi, a meno di clamorosi ripensamenti, bisogna trovare un altro candidato con reali possibilità di vittoria. Non è facile. Salvini punta ad un rappresentante della società civile, possibilmente un imprenditore, che però deve essere conosciuto nell’ambiente romano (e qualche nome è stato già fatto come quello di Aurelio Regina, manager di lungo corso che sembra anche gradito dalla Chiesa). Tramontata, a quanto sembra, invece, la candidatura di Massimo Giletti, smentita dallo stesso giornalista.

Centrodestra, allora, ancora al palo, ma non potrà restarci a lungo se non vuole partire nella corsa per il Campidoglio con un handicap pesante.

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