Sindaco Roma: partita a scacchi fra le coalizioni

Il centrodestra attende la mossa del Pd che si fa ancora attendere dopo la discesa in campo di Calenda

 

Siamo, ormai, alla fine di ottobre, ma da agosto (era il 10 di quel mese quando Virginia Raggi annunciò che si sarebbe ricandidata a sindaco di Roma) ad oggi la corsa per il Campidoglio può contare solamente su due pretendenti alla fascia tricolore del Campidoglio: la sindaca uscente e Carlo Calenda, europarlamentare e leader di Azione.

Silenzio quasi assoluto e nessuna scelta, invece, da parte del centrosinistra e del centrodestra.

In entrambi gli schieramenti, infatti, è ancora buio pesto sulle candidature, anche se per motivi diversi. Per ciò che concerne la sinistra, Nicola Zingaretti sta attendendo segnali concreti dal fronte pentastellato su una possibile alleanza. Ma questa intesa però, deve passare attraverso il ritiro della candidatura della Raggi e sulla convergenza verso un nome nuovo, possibilmente un esponente della società civile.

Quanto a Calenda, non è proprio nei desiderata del Pd essendo lui un fuoriuscito dal partito che non ha lesinato critiche sulla politica e sull’abbraccio con il M5S che ha portato alla nascita del governo Conte-bis.
A destra c’è un complicato puzzle da comporre. Nella tornata amministrativa della prossima tarda primavera, infatti, oltre a Roma si dovrà votare il nuovo sindaco anche in altre importanti città come Milano, Torino, Napoli e Bologna. La scelta del candidato capitolino dovrà quindi essere inserita negli accordi da raggiungere negli altri capoluoghi. Certo Giorgia Meloni, leader di FdI, ha più voce in capitolo e gli alleati le riconoscono questa “primazia” nella Capitale, ma ciò non significa che può scegliere in autonomia. Se si candidasse lei – ed i sondaggi del momento la vedrebbero vincitrice – “nulla quaestio”, ma poiché la Meloni non pensa di farlo perché intende svolgere un ruolo a livello nazionale ed internazionale (è presidente dei Conservatori europei), ecco che il quadro si complica. In Fratelli d’Italia, infatti, se si eccettua Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera, non ci sono figure di spicco che possano calamitare il voto dei romani non schierati, il che nel ballottaggio sarebbe un grave handicap.
Ecco dunque che nel centrodestra, vista anche la scarsa disponibilità di Rampelli a correre per il Campidoglio, si sta cercando la quadra su un esponente della società civile, possibilmente un imprenditore o un grande manager che conosca bene la Capitale, magari ci fosse, anche, nato, e che abbia delle simpatie per FdI. Guido Bertolaso e Luisa Todini, che sono apparsi nei giorni scorsi come possibili candidati unitari della coalizione, non rispondono a questi requisiti e quindi, difficilmente, potranno ricevere l’investitura. La ricerca va dunque avanti ed è molto probabile che sarà portata a termine solo dopo che si sarà chiarito che cosa avverrà nel fronte opposto, ovvero se il Pd troverà o no un accordo con i cinquestelle, se deciderà di convergere su Calenda o presenterà un proprio candidato. Un primo tassello andrà a posto dopo gli Stati Generali del M5S di metà novembre… Covid permettendo.

foto:collezione privata

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