Sindaco Roma: Raggi di traverso a Pd-M5S

Il lavoro fra i due partiti di governo per un candidato condiviso per la Capitale compromesso dall’assoluzione della sindaca.

L’assoluzione di Virginia Raggi nel processo di appello per un suo presunto favoreggiamento nella nomina del fratello di Raffaele Marra, all’epoca suo stretto collaboratore, ai vertici dell’amministrazione comunale ha complicato – e non poco – il lavoro di Pd e M5S per trovare un’intesa su un candidato sindaco comune nella corsa per la conquista del Campidoglio.

Il raggiungimento di un accordo era già difficile perché nell’aula consiliare Giulio Cesare tra pentastellati e “democratici” era ed è un continuo scambio di accuse su tutti i fronti. Nel contempo, l’annuncio del sindaco di Milano,  Giuseppe Sala, di candidarsi per un nuovo mandato aveva già incrinato la possibilità di raggiungere un’intesa riguardante tutti i grandi comuni chiamati al voto nella prossima tarda primavera, covid permettendo, ovvero, oltre Roma, la stessa Milano. Torino, Bologna e Napoli. Ora, l’assoluzione della Raggi rende quanto mai problematico, se non impossibile, un accordo tra centrosinistra e cinquestelle per le elezioni comunali della Capitale.

A restare con il cerino in mano è soprattutto il Pd di Nicola Zingaretti. A Largo del Nazareno, infatti, speravano molto in un’intesa con i pentastellati su un nome condiviso, possibilmente un rappresentante della società civile. Con la Raggi in campo, che si è ricandidata già dallo scorso mese di agosto, il M5S può fare un accordo solo se il Partito Democratico converge sulla sindaca uscente, cosa, al momento, ma anche nei prossimi giorni, che non pare assolutamente possibile.

Due le ragioni per cui un’intesa appare disperata. La prima sta nel fatto che il M5S non può chiedere alla Raggi di rinunciare alla corsa per il Campidoglio. Sarebbe come dire che nel Movimento non si crede non solo alla possibilità di vittoria, ma anche di approdare al ballottaggio. A togliere le castagne dal fuoco dovrebbe essere la stessa Raggi ritirandosi, ma è improbabile. La seconda ragione è tutta del Pd. Come fa Zingaretti ad appoggiare la sindaca uscente dopo che, per oltre 4 anni, è stata sottoposta ad un continuo fuoco di critiche. Certo non ci si può presentare di fronte agli elettori dicendo “abbiamo scherzato”.

Per Zingaretti, allora ci sono solo due possibilità. La prima è di trovare un candidato autorevole che possa arrivare al ballottaggio con il centrodestra (sempre che non si verifichi un risultato straordinario di Pd e M5S che li porti alla contesa interna tra alleati di governo). La seconda sposare la candidatura di Carlo Calenda, che però appare indigesta a molti esponenti democratici, sia nazionali che romani.

Per concludere, i giochi sono più che aperti non solo a sinistra, ma anche a destra dove Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi non sono riusciti ancora a trovare un’intesa. Avevamo scritto in precedenza che si sarebbe dovuto aspettare Natale per scoprire i candidati sindaci del centrosinistra e del centrodestra. Abbiamo sbagliato. Forse nemmeno la Befana riuscirà nell’impresa.

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