Sindaco Roma: Raggi e Calenda rischiano il ‘’sacrificio’’

Mentre non si affaccia alcun candidato né dal centrodestra né dal centrosinistra.

E’ vero che mancano ancora molti mesi alla tarda primavera quando gli elettori romani, Covid permettendo, saranno chiamati alle urne per eleggere il loro primo cittadino ed il Consiglio comunale, ma in altri tempi, a quest’ora, ci sarebbe stata la ressa per candidarsi alla carica di sindaco di Roma. Adesso, invece, c’è il deserto.

Ai nastri di partenza, infatti, al momento ci sono solo la pentastellata sindaca uscente, Virginia Raggi, il leader di Azione, Carlo Calenda, e Vittorio Sgarbi, che non perde nessuna occasione per sottoporsi all’attenzione dei cittadini.

Ma anche queste candidature sono “sub iudice”. La Raggi potrebbe essere ritirata, o costretta a ritirarsi, dalla corsa per il Campidoglio se le attuali forze del governo giallo-rosso riusciranno a stringere un accordo e a coalizzarsi per affrontare unite il prossimo appuntamento amministrativo che non riguarderà, per restare alle grandi città, solo Roma, ma anche Milano, Torino, Bologna e Napoli.

In caso di coalizione, auspicata anche recentemente da Luigi Di Maio, in effetti, il Pd non potrebbe accettare, a meno di clamorosi colpi di scena, che il candidato unitario sia la sindaca uscente, sottoposta a dure critiche dalla sinistra e accusata di malgoverno. Quindi, nonostante il rinnovato sostegno alla sua candidatura, avanzata ancora lo scorso mese di agosto, Virginia Raggi, che non può nemmeno contare sul pieno sostegno dei suoi compagni di partito (sono parecchi quelli che la contestano, a partire dalla capogruppo in Regione, Roberta Lombardi), potrebbe essere costretta a ritirarsi.

Quanto a Carlo Calenda, la sua candidatura è stata mal digerita da Nicola Zingaretti. Il leader di Azione, infatti, è un fuoriuscito dal Pd e, quindi, una parte importante del partito vede come un errore un eventuale sostegno alla sua persona. Comunque, l’ex ministro alle Attività produttive del governo Gentiloni ha accettato, sia pure di malavoglia, l’ipotesi di partecipare alle primarie del centrosinistra, anche se non sembra disponibile ad aspettare fino a marzo (mese in cui si dovrebbero aprire i gazebo) per questa consultazione con gli elettori. Calenda temeinfatti che i quattro-cinque mesi che mancano fino alla tenuta delle primarie servano al Pd per trattare con i cinquestelle su una candidatura comune (ed il leader di Azione, come la Raggi, sarebbe “sacrificato”).

“Candidato cercasi” anche nel centrodestra. Di nomi ne sono stati fatti tanti, ma nessuno di questi ha trovato il gradimento dell’intera coalizione. Giorgia Meloni, che i sondaggi finora effettuati indicano quale possibile vincitrice nella corsa per il Campidoglio, non intende abbandonare la scena europea e nazionale per confinarsi su quella prestigiosa, ma pur sempre locale, di Roma. Per giunta con tutti i problemi della città che non solo non sono stati risolti nel corso degli anni, ma si sono aggravati.

La conferma è venuta nei giorni scorsi da Giancarlo Giorgetti, numero 2 della Lega, che partecipando alla festa del “Foglio” ha ribadito che la leader di Fratelli d’Italia non intende concorrere per la fascia tricolore. Si cerca quindi un candidato, possibilmente un politico, che sia in grado di rappresentare tutto il centrodestra e non solo un partito, nella fattispecie FdI. Scelta difficile che richiederà, probabilmente, ancora del tempo per essere effettuata.

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