Immaginatevi di entrare nell’aeroporto di un Paese in cui non siete mai stati e di trovare, di fronte a voi, decine di schermi che trasmettono in loop uno spot che celebra la polizia dello Stato in cui siete in procinto di entrare. L’effetto potrebbe essere straniante e l’immaginario potrebbe rievocare ben altri Paesi, con regimi autoritari, piuttosto che uno Stato democratico nonché uno degli stati fondatori dell’Unione Europea.
Una scena simile, un po’ esasperata, è quella che si presenta ai viaggiatori nella stanza di ritiro dei bagagli dell’aeroporto di Ciampino. Quella frequentata da coloro che imbarcano i propri trolley nelle stive dei velivoli che arrivano nel secondo aeroporto romano. L’impatto è orwelliano e molti turisti stranieri guardano le immagini un po’ incuriositi, un po’ turbati:
Chiariamo: il video trasmesso non è affatto aggressivo, tutt’altro, offre una prospettiva rassicurante sulle forze dell’ordine italiane. D’altro canto, è anche comprensibile che una forza di polizia voglia celebrare pubblicamente un proprio anniversario: il video proiettato, infatti, è quello del 2019 relativo ai festeggiamenti dei 167 anni della nascita della Polizia di Stato:
Qui il punto è capire se sia opportuno o meno una celebrazione della forza pubblica di un Paese all’interno di un aeroporto internazionale. L’aeroporto è la prima vetrina di un Paese, un luogo di passaggio attraversato da passeggeri di tutto il mondo, magari anche visitatori che in Paesi militarizzati e polizieschi ci hanno vissuto davvero e da cui – magari – sono anche scappati. E che potrebbero legittimamente domandarsi: perché non trasmettere invece immagini che ritraggono le bellezze culturali, naturalistiche e artistiche dell’Italia? Perché, a livello evocativo, viene preferito il messaggio securitario della forza pubblica a quello dell’accoglienza del turista?